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Quando gennaio rubò tre giorni a febbraio per vendicarsi degli sbeffeggi di una merla: ecco le leggende dietro alle giornate più fredde dell'anno
Secondo la tradizione, il 29, 30 e 31 gennaio sono i giorni più freddi dell'anno. La maggiore o minore temperatura dovrebbe far capire se ci attende una stagione invernale lunga o se la primavera arriverà precoce. Attorno alle origini di questo nome, le leggende popolari sono molte, tra cui alcune molto suggestive

TRENTO. Cominciano il 29 gennaio i giorni più freddi dell'anno. Così almeno sostiene la tradizione, che in diversi territori della penisola attende con ansia di capire come sarà il clima quest'anno. Secondo la leggenda popolare, infatti, la maggiore o minore temperatura registrata nei giorni finali di gennaio permetterà di capire se la primavera sarà prematura o tardiva.
Delle temperature rigide farebbero ben sperare, dunque, che questo inverno se ne vada prima del previsto. Attorno ai “giorni della merla” esistono diverse leggende, tutte legate, appunto, al gran freddo. E mentre da noi l'animale chiamato in causa è il votatile canterino, negli Stati Uniti il compito di prevedere la lunghezza dell'inverno è invece delegato a una marmotta – a Punxsutawney, in Pennsylvania, il 2 febbraio se la marmotta emerge dal rifugio e non riesce a vedere la sua ombra, l'inverno finirà presto, se è una bella giornata, l'inverno durerà 6 settimane in più (questa tradizione è stata resa nota da un celebre film con Bill Murray).
Per quanto riguarda la penisola, l'origine del nome non è certa. Oltre a spiegazioni più recenti sul passaggio di un cannone (denominato “Merla”) o di una nobildonna (della famiglia de Merli) attraverso il fiume Po ghiacciato, le più affascinanti riguardano l'animale stesso, affondando le radici nell'immaginario popolare.
Si dice infatti che per il gran freddo una merla con i suoi pulcini si sia riparata in un comignolo, emergendo solo il primo febbraio. La sua livrea, inizialmente bianca, si sarebbe così scurita, fino a diventare nera. Da quel giorno, dunque, tutti i merli sono neri, con differenze piuttosto chiare tra le femmine (di coloro bruno, becco incluso) e i maschi (neri brillante con il becco giallo-arancione).
Ad arricchire la leggenda, si dice che il cambio del candido piumaggio della merla fosse frutto di un gennaio dispettoso e vendicativo. Il primo mese dell'anno, accanitosi contro l'uccello, sarebbe stato ingannato, in quanto la merla, per evitare di avventurarsi nel gelo, decise di fare provviste tali da non dover uscire. Rinchiusa fino al 28esimo giorno di gennaio, la merla uscì per cantare e prendersi gioco del freddo, salvo poi vedersi recapitare sulla testa la vendetta del mese.
Dopo aver chiesto tre giorni in prestito a febbraio, infatti, gennaio scaricò sul malcapitato animale gli agenti atmosferici, costringendo la merla a ripararsi nuovamente, questa volta, appunto, in un camino. Quando il volatile poté finalmente mettere fuori il becco dal nascondiglio, il suo diafano piumaggio si era annerito a causa della fuliggine, condannando la specie a rimanere di color nero.