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Le scimmie dello zoo usano delle pietre per “disegnare” (VIDEO): “È la prima volta che riprendiamo un comportamento simile”
Due maschi di gelada (scimmie che vivono soltanto sugli altipiani etiopi) sono stati ripresi nel loro recinto dello zoo mentre “disegnavano” utilizzando delle pietre colorate: “Non erano mai state effettuate delle riprese simili, i due esemplari hanno anche mostrato una forte preferenza nella scelta dei supporti”
BUSSOLENGO. Per la prima volta, due maschi di gelada sono stati ripresi mentre “disegnavano” utilizzando delle pietre colorate. A rendere nota la notizia è il Parco Natura Viva di Bussolengo, partner del progetto di conservazione per questa specie e unico parco zoologico italiano ad ospitarla. I gelada per l’appunto sono primati unici nel loro genere, strettamente erbivori, originari di un’unica zona dell’Africa che ancora li vede sopravvivere: gli altipiani etiopi, dove si riuniscono in comunità che superano anche i mille individui.
“È la prima volta che viene documentata la scelta spontanea di usare pietre colorate in base alla consistenza e al colore, utili ai due esemplari per produrre segni sulle rocce”, spiega la professoressa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, Elisabetta Palagi, che recentemente ha firmato uno studio internazionale pubblicato sul Journal of Ethology. L’articolo che è stato siglato anche da Virginia Pallante (Università di Amsterdam), Achim Johann (NaturZoo di Rheine) e Mike Huffman (Università di Kyoto).
Gli studi del parco zoologico sul lago di Garda avevano già dimostrato che i gelada, come la maggior parte dei primati, fossero in grado di vedere i colori grazie alla visione tricromatica tipica della specie umana. “Anche la loro capacità di utilizzare matite colorate e pennarelli è già nota alla letteratura scientifica – sottolinea Palagi – ma mai erano stati ripresi mentre spontaneamente usavano delle pietre per disegnare”.
“Bernd” e “Bako”, due maschi della colonia di gelada ospitata allo zoo di Rheine, in Germania, all’interno del loro reparto, hanno trovato alcuni scarti di materiale edile. “Mentre Bernd – prosegue Palagi – ha sviluppato una tecnica che consiste nello strofinare in modo ripetuto una pietra su una superficie orizzontale o verticale, la tecnica di Bako è apparsa più complessa. Dopo aver selezionato la pietra, il cui colore contrastava con quello della superficie, Bako la strofinava in modo vigoroso producendo polvere e piccoli frammenti colorati”. Dopodiché l’esemplare in questione ha afferrato i piccoli frammenti tra pollice e indice (considerata dagli esperti una presa di precisione) e ha tracciato dei segni sulla superficie.
“Nonostante non sia possibile affermare con certezza che l’intenzione dei due maschi fosse deliberatamente quella di colorare una superficie – afferma Palagi – i due hanno mostrato una forte preferenza nella scelta dei supporti. Queste azioni infatti avvengono quasi esclusivamente laddove la pietra può lasciare il segno, raramente vengono scelte superfici inconsistenti. Inoltre, quando impegnati in queste attività ‘artistiche’, gli individui mostrano una grande attenzione a quanto stanno facendo, non distogliendo quasi mai lo sguardo dalla superficie su cui avviene il rilascio del colore. Segno che la creatività e l’innovazione, attività ritenute quasi esclusivamente umane, possano invece avere radici antiche nell’evoluzione”.