
Giuseppe Ferrandi
Laureato in filosofia, dal 2007 è il direttore della Fondazione Museo storico del Trentino. Ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’Università di Bologna. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in scienze storiche con una tesi sul repubblicanesimo francese del XIX secolo. Vive da sempre in Trentino, si occupa professionalmente di storia, pratica sport di resistenza ed è appassionato (ancora) di politica.

E' in una giornata d'agosto del 1938 quando Ferdinando Tonon sbarca nel piccolo porto di Ventotene per scontare i cinque anni di confino.

A Parigi si celebra la fine della Grande Guerra. L'11 novembre del 1918 è infatti la data in cui avviene la firma dell'armistizio che fermò le armi sul fronte occidentale.

All’alba del 12 agosto 1944, contemporaneamente all’eccidio di Malga Zonta, un battaglione delle SS della 16 Divisione Panzer-Grenadier eliminava

Riva “Sette Martiri”, dove oggi si accede ai giardini della Biennale di Venezia, in quell’estate del 1944 si chiamava “Riva dell’Impero”

Eccoci a “L’ultimo anno”. Alla mostra che racconta e mette in scena la fase conclusiva della Grande Guerra combattuta sul fronte italo-austriaco.

La realtà argentina mi ha colpito moltissimo per l’intreccio tra passato e presente.

Questo 25 aprile trentino è stato dedicato a Gino Lubich (1918-1993).

Di nuovo sul "neoregionalismo" precisando che non si tratta di restaurare la Regione, resuscitarla, far tornare indietro le lancette della storia.

Ho avuto recentemente occasione di presentare un libro interessante e documentato sulla questione altoatesina.

Vorrei partire da Dolomiti. Da questa felice intuizione di riferirsi ad una dimensione del nostro territorio che però non è mai stata e non sarà mai localistica.