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Gesù, lo Stato ''laico'', l'ingerenza della Chiesa sul Ddl Zan e la risposta del cattolico Draghi

Ha pubblicato “Yehoshua ben Yosef detto Gesù – La sua vera storia – la forza delle sue idee”, “Il Vangelo Segreto di Gesù”, “Gesù di Betlemme” e “Il Ritorno alla Casa di Israele (il Noachismo)”
Era il 29 d.C. circa. Avvenne che: “I Farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di cogliere Gesù in fallo nei suoi discorsi. E gli chiesero: è lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù conoscendo la loro malizia rispose: ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: di chi è questa immagine e l’iscrizione? Gli risposero: di Cesare. Allora disse loro: rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. A queste parole rimasero sorpresi e – lasciatolo - se ne andarono”. La domanda che gli posero riguardava un tema che anche per l’epoca era molto importante: il pagamento delle “tasse”.
E’ infatti da evidenziare che, come ci ricordano gli studiosi Horsley e Hanson: “Per i contadini giudei, che rappresentavano il 90% della popolazione, il governo dei sacerdoti e dei romani significava tasse straordinariamente gravose, di fatto una vera e propria minaccia all’esistenza, tanto che per pagarle, in molti rimasero senza terre da coltivare. Minaccia che procurò sollevazioni di contadini su vasta scala. I contadini che si trovavano infatti privati della terra che coltivavano, diventavano facili vittime della rapacità dei proprietari terrieri e dei governanti. Se una famiglia infatti non aveva da vivere a causa delle tasse fino al nuovo raccolto, doveva prendere in prestito il grano per nutrirsi e per la semina dell’anno successivo ed era così costretta a prendere prestiti, con un indebitamento considerevole, che alla lunga conduceva una famiglia al grande rischio di perdere completamente la terra. I tributi all’amministrazione romana erano poi particolarmente odiosi ai giudei, che per motivi di fede non potevano avere altro Re che Dio. E vi era dunque chi considerava questa tassa come blasfema ed equivalente alla schiavitù”.
Blasfema anche perché per un'ebreo era vietato anche solo toccare una moneta romana con l'effige dell'Imperatore. L’unico “imperatore” infatti era solo Yahvè, il Dio ebreo. L’imposizione fiscale, era poi soggetta, come si chiama oggi, ad una “doppia tassazione”, che si ritiene fosse globalmente intorno al 40%, costituita dalla “decima”, da versare alla Classe Sacerdotale e dal Tributo da versare ai romani (e pensare che oggi in Italia la tassazione arriva anche oltre il 57%).
La domanda posta dai Farisei, era davvero molto insidiosa e pericolosa per l’ebreo Gesù. Se avesse infatti risposto che non si dovevano pagare i Tributi, sarebbe stato un grave atto di insubordinazione nei confronti dei conquistatori romani, che comportava la pena della crocefissione. Se avesse risposto che si dovevano pagare, sarebbe stato un grave oltraggio nei confronti degli ebrei e della loro religione, che comportava come pena la lapidazione.
Ecco che Gesù con la sua risposta “date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio” sancisce, già 2.000 anni fa, la netta definitiva divisione fra questioni che riguardano la religione e questioni che riguardano lo stato “laico”. Divisione peraltro prevista dai precetti ebraici nei confronti di tutti gli ebrei della “diaspora”, di quelli che vivevano (e vivono) al di fuori di Israele, per i quali era (ed è) imposto il totale rispetto delle leggi vigenti degli stati nei quali vivono.
Il concetto espresso da Gesù fu poi ripreso con la famosa frase attribuita a Camillo Benso Conte di Cavour nel 1861: “Libera Chiesa in libero Stato”. E veniamo ai giorni nostri, al vero e proprio “polverone” che ha suscitato l’intervento dello “Stato del Vaticano” ( che, ricordiamolo, è uno Stato straniero rispetto all’Italia), contro la cosiddetta “Legge Zan” (dal cognome del politico italiano Alessandro Zan).
Questo Disegno di Legge, approvato dalla Camera in data 4.11.2020 (ed “affossato” al momento al Senato), aggiornando la “Legge Mancino” del 1993, che prevedeva pene severe contro l’incitamento all'odio, alla violenza ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionalisti, sancisce il doveroso inasprimento (secondo il mio punto di vista) delle pene anche per chi istiga alla violenza omofobica. Ma ripercorriamo gli eventi suindicati attraverso l’articolo del 21.6.2021 del Corriere della Sera, che inizia con il seguente titolo: “Vaticano contro il ddl Zan: fermate la legge, viola il Concordato. La richiesta formale al Governo Italiano attraverso il Segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher. L’atto consegnato il 17 giugno. Non era mai successo”.
E prosegue così il Corriere: “Il Vaticano ha attivato i propri canali diplomatici per chiedere formalmente al Governo Italiano di modificare il «ddl Zan», il disegno di legge contro l’omotransfobia. Secondo la Segreteria di Stato Vaticana, la proposta ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato (dopo una prima approvazione del testo alla Camera, lo scorso 4 novembre), violerebbe in alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato. Si tratta di un atto senza precedenti nella storia del rapporto tra i due Stati destinato a sollevare polemiche e interrogativi. Mai, infatti, la Chiesa era intervenuta nell’iter di approvazione di una legge italiana, esercitando le facoltà previste dai Patti Lateranensi (e dalle loro successive modificazioni, come in questo caso). In sostanza, il ministro degli Esteri di Papa Francesco lo scorso 17 giugno 2021 si è presentato all’Ambasciata Italiana presso la Santa Sede e ha consegnato una cosiddetta «nota verbale», che, nel lessico della diplomazia è una comunicazione formale preparata in terza persona e non firmata.
Nel documento sono espresse le preoccupazioni della Santa Sede. “Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato — recita il testo — riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”. Ma cosa dice l’Articolo 2, nei commi 1 e 3, che sarebbero violati secondo la tesi del Vaticano? Ecco qui: "La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa Cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica". E poi: “E' garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Premesso che da una attenta lettura del “ddl Zan” sinceramente non si comprende in cosa violerebbe i suindicati articoli del Concordato, circostanza che il Vaticano ad oggi ha “enunciato” ma non ha assolutamente chiarito “giuridicamente”, da più parti ci si è iniziati a chiedere se ha ancora oggi un senso che i rapporti fra lo “Stato Italiano” e lo “Stato del Vaticano” siano regolati, anche per quanto concerne proprio il pagamento delle tasse, da normative firmate: -nel 1929 da un certo Benito Mussolini (i cosiddetti “Patti Lateranensi” o giustappunto “Concordato”), che, definito dalla Chiesa Cattolica “l’Uomo della Provvidenza”, con l’introduzione nel 1938 delle “Leggi Raziali” contro gli ebrei e con l’ingresso nel 1940 in guerra al fianco della Germania di Hitler, si è reso responsabile di uno dei più grandi massacri di tutti i tempi,
-nel 1984 da un certo Bettino Craxi (la cosiddetta “Revisione dei Patti Lateranensi”), che con la sua fuga in Tunisia, dove morì nel 2000 in stato di latitanza, si sottrasse al giudizio ed alle condanne dei Tribunali Italiani.
Bene: di fronte a tanta incredibile assurdità il primo Ministro Mario Draghi, cattolico proveniente dalle scuole dei gesuiti, ha tagliato corto ed ha ripetuto esattamente la frase detta 2.000 anni fa dall’ebreo Gesù: "Lo Stato è laico, il Parlamento è libero". “Palla al centro” dunque sul “ddl Zan”, come si usa dire in gergo calcistico, visto il Campionato Europeo in corso. E chi vivrà vedrà.