Il Corpus Domini, il sangue dall'ostia e la muffa che produce pigmento rosso: tra bufale e fede quando l'assenza di trasparenza è funzionale

Ha pubblicato “Yehoshua ben Yosef detto Gesù – La sua vera storia – la forza delle sue idee”, “Il Vangelo Segreto di Gesù”, “Gesù di Betlemme” e “Il Ritorno alla Casa di Israele (il Noachismo)”
Continua ad imperversare senza sosta l’incredibile vicenda della Madonna di Trevignano e della cosiddetta “veggente”. Ma la questione delle “visioni” e del “sangue” che appare “miracolosamente”, nella Chiesa Cattolica non è davvero una novità. E riguarda anche l’attuale celebrazione del “Corpus Domini” (Corpo del Signore), più precisamente denominata “Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo” (Sollemnitas Sanctissimi Corporis et Sanguinis Christi), con il significato di considerare reale la presenza di Cristo nell'Eucaristia.
E’ la stessa “Famiglia Cristiana” del 3.6.2021 ad attestarlo, che così scrive: “Nel 1208 la beata Giuliana, Priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio Giuliana intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora però mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento. Il Direttore Spirituale della Beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò così al Vescovo locale la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini”.
Cosa che avvenne. Ecco che nel 1263 un prete boemo (Pietro da Praga) di passaggio da Bolsena (in provincia di Viterbo), nel momento dell'Eucarestia dubitò che il corpo di Cristo fosse veramente nell’ostia. Questo provocò la fuoriuscita di sangue dalla particola, che cadde sul corporale bianco del sacerdote e su alcune pietre dell’altare. Il Corporale è conservato nel Duomo di Orvieto (costruito appositamente) e le pietre sono conservate invece nella Basilica di S. Cristina a Bolsena.
Venuto a conoscenza di questo il Papa Urbano IV (salito sul Soglio Pontificio solo nel 1261), che era stato Arcidiacono di Liegi, ufficializzò la festa del “Corpus Domini” e la estese da Liegi a tutto il mondo cattolico, promulgando l'11 Agosto 1264 la Bolla “Transiturus de hoc mundo”, “Quando stava per passare da questo mondo”. E le cronache ci riferiscono che il 19 giugno precedente Papa Urbano IV aveva partecipato, insieme a numerosissimi Cardinali ed alti prelati giunti da ogni luogo ed a migliaia di fedeli, ad una solenne processione, nella quale fu portata per le strade della città il lino definito “sacro”, macchiato dal sangue di Cristo uscito dalle ostie. Ed ancora oggi in Orvieto, in occasione del Corpus Domini, viene portato in solenne processione, all’interno di un prezioso reliquiario, il cosiddetto “Corporale del Miracolo di Bolsena”.
Ecco che dal 1264 il “miracolo di Bolsena” divenne famosissimo. Così famoso che lo stesso Raffaello (1483-1520) lo affrescò nelle stanze Vaticane, raffigurando anacronisticamente Papa Giulio II che assiste alla messa a Bolsena: ma Giulio II era morto nel 1513.
Ma la comparsa di "sangue" sulle ostie non si fermò a Bolsena. Queste le più note: Parigi (estate 1290); Bruxelles (giugno 1369 e luglio 1379); Wilsnack, Germania (agosto 1383); Sternberg, Germania (luglio 1492); Berlino (estate 1510). A Legnaro (provincia di Padova) nel 1819 si ebbe poi la comparsa di "sangue" su della polenta nella casa del contadino Antonio Pittarello. Nei giorni successivi il fenomeno si diffuse anche in altre case. Si pensò ad una “infestazione diabolica” e così fu incaricato Padre Pietro Melo di fare delle verifiche, che lo portarono però ad affermare che la sostanza rossa era un prodotto di fermentazione. In quell’occasione, dato il grande clamore che aveva suscitato la questione, fu anche incaricata l’Università di Padova di indagare.
Fu istituita una commissione scientifica presieduta da Vincenzo Sette, noto medico, che concluse dicendo che trattavasi di una muffa che cresce in ambienti umidi e caldi. Ma nel 1823 anche il giovane farmacista padovano Bartolomeo Brizio, avendo studiato il fenomeno, lo attribuì ad un microrganismo(gram-negativo) che, giunto a maturazione e dopo avere prodotto un pigmento dall'intenso colore rosso, marcisce e si decompone velocemente in una massa viscosa di aspetto mucillaginoso e fluido, esattamente come il sangue. E lo chiamò “Settatia marcescens”. Ed anche Christian Ehrenberg, famoso naturalista tedesco, nel 1948 a Berlino indagò sul fenomeno del sanguinamento delle ostie ed utilizzando uno dei migliori microscopi allora esistenti, individuò per la prima volta il microrganismo che lo generava e definì le condizioni necessarie al suo sviluppo.
Ma anche la prof.ssa Johanna C. Cullen, ricercatrice presso la Georgetown University di Washington, è arrivata alla conclusione che il “sangue di Bolsena” non è altro che un batterio molto comune, la “Serratia marcescens”, che in periodi di caldo ed in luoghi umidi produce un abbondante pigmento rosso vivo chiamato “prodigiosina”, facilmente scambiabile per sangue fresco. E riguardo a questo ha anche pubblicato nel 1994 un articolo scientifico sulla rivista dell’American Society of Microbiology (“The Miracle of Bolsena”) mai smentito da nessuno.
La Cullen, a seguito di questa sua convinzione, è riuscita anche a riprodurre in laboratorio esattamente gli stessi effetti del presunto “miracolo” di Bolsena. L'esperimento della Cullen venne ripetuto con esiti identici nel 1998 dal dottor Luigi Garlaschelli, ricercatore del Dipartimento di Chimica Organica dell'Università di Pavia.
Ed uguali risultati furono ottenuti nel 2.000 anche da J. W. Bennett e Ronald Bentley, ricercatori di biologia molecolare alla Tulane University di New Orleans e di Scienze Biologiche all'università di Pittsburgh. Riguardo a quanto sopra è da evidenziare che la Chiesa si è sempre rifiutata di far fare un’analisi del “sangue di Bolsena”, volta a fare chiarezza ed a stabilirne definitivamente la natura: umana oppure batterica. Circostanza che sarebbe estremamente semplice da fare.
Ed è così che - fatta salva la fede - il “Corpus Domini”, che si fonda sui “vaticini” della “veggente” Giuliana (avvenuti ben 12 secoli dopo la morte di Gesù ) e sulla comparsa di “sangue di Cristo” sull’ostia, è rimasta e rimane una delle più importanti celebrazioni della cristianità, in totale dispregio di ogni criterio di minima trasparenza. Esattamente come accade oggi per il “fenomeno” del “sangue” della Madonna di Trevignano, che se fosse sottoposto ad una banalissima analisi, si saprebbe in pochi minuti se è un “miracolo” od una “bufala”.