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L'uomo della sindone era vivo?

DAL BLOG
Di Riccardo Petroni - 21 settembre 2023

Ha pubblicato “Yehoshua ben Yosef detto Gesù – La sua vera storia – la forza delle sue idee”, “Il Vangelo Segreto di Gesù”, “Gesù di Betlemme” e “Il Ritorno alla Casa di Israele (il Noachismo)”

Nell’ultimo articolo dell’8.9.2023 (LEGGI QUI) abbiamo visto quale sarebbe l’identica postura dell’Uomo della Sindone, ricostruito tridimensionale a grandezza naturale sia dall’Università di Padova (nel 2018), con la locale Azienda Ospedaliera (senza le ferite inferte), sia da ArtiSplendore di Granada- Spagna (con le ferite inferte), esposto alla Mostra internazionale “Mystery Man - il Mistero della Sindone di Torino”, attualmente aperta a Chioggia.

 

Eccola:

 

 

Come è facilmente osservabile l’Uomo della Sindone avrebbe la stessa posizione che aveva sulla croce, con la testa e le gambe sollevate, ma con le mani che gli sono state raccolte sull’inguine per poterlo seppellire. L’Università degli Studi di Padova il 16 marzo 2018 ha divulgato al riguardo un documento dal titolo “Sindone: ricostruito il corpo avvolto dalla reliquia”, nel quale si legge che è “La Reliquia più importante della Cristianità” e la riconduce al corpo di Gesù.

 

Riguardo a quanto sopra avrei innanzitutto da obiettare che:

-Come abbiamo già scritto nel precedente articolo, quel telo non è una “reliquia” e così non la considera la Chiesa, in quanto non si è in grado di dimostrare come si sia formata quella immagine.

-Tantomeno si può affermare che l’immagine del corpo impresso in quel telo sia quello di Gesù. Questo anche se la datazione fosse collocata alla prima metà del I secolo. Ma così non è. I tre esami “Carbonio 14” effettuati la collocano infatti tra il 1295 d.C. ed il 1360 d.C. Ed è proprio nel 1353 che la Sindone è apparsa per la prima volta a Lirey, un villaggio a circa cento chilometri ad est di Parigi. Era nelle mani del francese Goffredo di Charny , cavaliere e scrittore, figlio di Margherita di Joinville, a sua volta figlia di Jean de Joinville, amico e biografo del Re di Francia , su incarico del quale Goffredo di Charny aveva partecipato nel 1244 alla settima crociata.

 

Riguardo poi a quanto affermato, sempre nella Relazione dell’Università di Padova, dal Dott. Matteo Bevilacqua:

-Che l’Uomo della Sindone che si è mantenuto incorrotto fino al momento della Risurrezione, partirei con il dire che parlare di “Resurrezione” in un documento scientifico, così come dichiara di essere quello in esame, non ha a mio parere alcun senso. La “Resurrezione” infatti concerne esclusivamente la “fede”, che, diciamolo chiaro, essendo un sentimento personale, non può e non deve mai essere messo in discussione. Ma la “fede” con la ricerca scientifica non può e non deve assolutamente interferire.

-Che proprio dalla postura in oggetto, caratterizzata da notevole rigidezza cadaverica, si evince che fosse morto, mi permetto chiedere sia a lui che all’Università di Padova, cosa pensano dello studio del Dott. Bernardo Hontanilla Calatayud, Direttore Scientifico ed Accademico del Dipartimento di Chirurgia Plastica, Estetica e Ricostruttiva della Clinica Universitaria di Navarra (Spagna).

 

Ce ne parla in data 24.12.2020 il “Pannunzio Magazine” dell’autorevole Centro Pannunzio di Torino (Centro Culturale fondato nel 1968 da Arrigo Olivetti, Mario Soldati e Pier Franco Quaglieni), con un articolo dal titolo “Sacra Sindone: non è l’immagine di un defunto ma di un vivo che si alza, di Aleteia”.

Vedi:

https://www.pannunziomagazine.it/sacra-sindone-non-e-limmagine-di-un-def...

La tesi del Dott. Bernardo Hontanilla Calatay, esattamente opposta a quella suindicata del Dott. Matteo Bevilacqua, è che l’immagine dell’Uomo della Sindone non è di un morto, bensì di una persona viva che si sta alzando. Le caratteristiche della posizione registrata nella Sindone, ovvero una “semiflessione del collo e una semiflessone asimmetrica delle articolazioni dell’anca, delle ginocchia e delle caviglie” per lui “non corrispondono alla rigidità che il corpo dovrebbe avere dopo essere stato tirato giù dalla croce. Questa rigidità viene constatata nei defunti inizialmente nella mandibola e nella muscolatura oculare, poi interesserà il volto e passerà al collo. In seguito si estenderà al torace, alle braccia, al tronco e infine alle gambe. Questo effetto arriva all’espressione massima dopo 24 ore dalla morte, e inizia a scomparire a poco a poco, in ordine inverso, circa 36 ore dopo il decesso, richiedendo 12 ore per smettere di essere notevole. La gravità dei traumi subiti dall’uomo della Sindone e le perdite di sangue avrebbero provocato una rigidità precoce, da 25 minuti dopo la morte, che sarebbe arrivata alla massima espressione tra le tre e le sei ore dopo”.

 

Per il Dott. Bernardo Hontanilla Calatay anche l’analisi del volto sarebbe una prova della vitalità di quell’uomo, con la presenza di “solchi nasogeniani e nasolabiali, linee d’espressione provocate dall’azione dei muscoli e che scompaiono nei pazienti con paralisi facciale o dopo la morte. In un cadavere recente, la muscolatura facciale si rilassa, i solchi scompaiono e la bocca si apre. È il momento iniziale della flaccidità post mortem”.

Alla luce di quanto detto sorge spontanea questa domanda: era forse vivo l’uomo della Sindone? E se era vivo, come lo dobbiamo interpretare?

Affronteremo questo tema nel prossimo articolo.

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