Arrampicati su sei alberi fermano la motosega di Valduga ma 40 piante vengono abbattute. Il sindaco: "Strategia della tensione"
Il racconto della giornata: proteste fin dalla mattina, qualche tensione e sei attivisti che si arrampicano sugli ippocastani per impedire che vengano abbattuti. Le opposizioni: "Arroganza". Ma il primo cittadino: "Non si arretra di un millimetro"

ROVERETO. Dei 45 alberi che costeggiavano viale Trento ne sono rimasti in piedi soltanto sei, quelli su cui alcuni attivisti si sono appollaiati stoicamente, resistendo per otto lunghissime ore, dalle quattro della mattina fin dopo mezzogiorno. Poi si sono dati il cambio ma sono ancora lì. Tutte le altre piante sono state abbattute, crollate a terra con un tonfo sordo, tra le proteste di un centinaio di residenti, alcuni visibilmente commossi.
"Come si fa a non commuoversi se si vedono cadere a terra alberi bellissimi con la chioma fiorita - spiega una donna anziana - io passeggio qui tutti i santi giorni, abito qui sopra. Qui ci si incontrava sulle panchine, all'ombra di queste piante. era la nostra passeggiata. Era un orgoglio - dice convinta - proprio un orgoglio: la città era bella, si entrava da nord e si presentava con questo magnifico viale alberato che dava dignità alla città stessa".
Le operazioni di taglio, effettuate da due diverse squadre, sono iniziate alle sette e sono proseguite fino a metà mattina. Dalle prime ore dell'alba sono iniziate anche le prime azioni di resistenza: gruppi di persone cercavano di impedire il transennamento, altri si piazzavano attorno ai tronchi degli alberi 'occupati' dagli attivisti e qualcuno, con il megafono, invitava gli abitanti della via ad aggiungersi alla protesta.
Le Forze dell'ordine sono arrivate assieme ai boscaioli, poco prima del taglio dei primi alberi. La Polizia locale era in forze, con quasi 20 agenti, mentre gli uomini dei reparti mobili di polizia e carabinieri arrivavano a una quarantina di unità. Due i furgoni usati come barriera, che via via che il taglio avanzava spingevano avanti i manifestanti.
Tra i presenti anche alcuni esponenti della politica roveretana, tra cui alcuni consiglieri comunali come Andrea Miorandi, Luisa Filippi, Nicola Simoncelli, Luigino Pellegrini e Mario Airoldi del Pd, Ruggero Pozzer dei Verdi e Marco Zenatti, ex candidato a sindaco per il centrodestra.
"Un fallimento della politica - afferma quest'ultimo - e spiace uno spiegamento così grande delle forze dell'ordine, bastava relazione maggiore con la città, com'era stato fatto per via Benacense - afferma - dove si era preferito un intervento ragionato e condiviso con la popolazione, non imposto e non militarizzato come oggi".
Alle proteste era presente anche Pino Finocchiaro, anima storica dei Verdi di Rovereto. "Mauro Previdi e Maurizio Migliarini si devono dimettere - afferma duramente - sono la vergogna dei Verdi d'Italia. Il primo è assessore nella Giunta e si è schierato per il taglio degli alberi e il secondo rappresenta i Verdi a livello provinciale, e nemmeno lui si è opposto a questo scempio. I Verdi - conclude arrabbiato - sono un'altra cosa".
"Non è possibile condividere né metodo né tempistica di questo intervento - afferma Luisa Filippi - e non si è mai vista una militarizzazione come oggi per un'opera che non è nemmeno prioritaria. C'è una sproporzione che non ha alcun senso - spiega - frutto di una mancata capacità di condivisione e di confronto da parete dell'amministrazione comunale".
Durante la mattina non sono mancati alcuni episodi di tensione. Alcuni degli attivisti hanno cercato di salire su altri alberi, oltre a quelli già 'occupati alle prime ore dell'alba, bloccati dalla polizia. Altri si sono posizionati a cerchio attorno ai tronchi, abbracciati l'un l'altro per resistere allo sgombero. Le Forze dell'ordine sono però intervenute trascinando a forza chiunque cercasse di resistere.

I tentativi di bloccare i lavori, oltre che con i corpi e le urla dei manifestanti, sono stati fatti anche a livello formale. "Abbiamo inoltrato la richiesta di sospensiva tramite posta elettronica certificata, abbiamo cercato di telefonare al questore, al commissario del governo, al comandante dei carabinieri di Rovereto - afferma Alex Marini di Più democrazia in Trentino - però ci siamo scontrati con la totale passività, con il disinteresse, con l'assoluta inconsistenza".
Alex Marini, constatando che dopo il taglio alcuni tronchi risultavano del tutto sani, spiega che "i cittadini avevano fatto colletta popolare dando incarico ad un agronomo di Genova di fare delle verifiche". Una relazione corposa che attestava che "soltanto due alberi erano in grave stato di salute mentre gli altri potevano essere recuperati".
Ora, forse, saranno salvati soltanto quelli su cui sono saliti gli attivisti la scorsa notte. Per otto ore sono rimasti lì, impedendo alle Forze dell'ordine di tagliare il tronco dell'ippocastano su cui erano seduti. Sono solo sei, nella parte centrale della via. Oggi non sono stati tagliati, ma ogni momento è buono e l'amministrazione potrebbe decidere di intervenire appena possibile, quando scenderanno, quando a sostenere gli 'occupanti' delle fronde non ci sarà nessuno.
Oppure il sindaco Valduga potrebbe decidere di lasciare una piccola vittoria ai cittadini che tanto ha cercato di convincerlo che l'abbattimento di tutti gli alberi non aveva senso. Potrebbe salvare quelle sei piante sulla via, ma sono in pochi che credono a questa possibilità. A ragione: nel pomeriggio il sindaco di Rovereto dirama una nota di poche righe che si conclude così: "Le istituzioni non devono retrocedere di un millimetro"
"Stiamo procedendo nell'ambito di un progetto che è stato ampiamente spiegato e quindi partecipato alla cittadinanza nonché votato nella competente circoscrizione (13 a favore, 1 astenuto). Consegneremo alla città una viale completamente riqualificato - scrive Valduga - ripiantumato e soprattutto più sicuro".
"Dalle prime valutazioni sulle piante tagliate sembra infatti emergere con evidenza che la situazione era probabilmente più grave di quanto ci fosse stato prospettato - spiega nella nota - e questo ci conforta ulteriormente rispetto al nostro operato".
Il sindaco interviene riferendosi anche alle scritte apparse nei pressi della sua abitazione. "Abbiamo il dovere di procedere, a maggior ragione, quando si cerca di destabilizzare le istituzioni ricorrendo allo strumento dell'offesa, della calunnia e della gratuita denigrazione".
"Pertanto - conclude il sindaco, usando una definizione da Anni di Piombo un po' troppo fuori luogo e decisamente esagerata - quando si agisce alimentando la strategia della tensione come strumento di lotta, le istituzioni non devono retrocedere di un millimetro".