
Caldes, l'orso vicino alle case e arrivano (in ritardo) 2 [...]

Dagli Stati Uniti è arrivato Tom Smith, uno dei massimi [...]

"L'isola ecologia di Loppio? Una discarica a cielo [...]

Dal Pnrr 16 milioni di euro per le strutture sanitarie [...]

Camion di cippato in fiamme sull'A22: traffico bloccato [...]

La diplomazia del Ministero per “trasferire gli orsi in [...]

I giovani della II A della ''Sebastiano Ricci'' di [...]
_3 (3) (3).jpg?itok=8kSHw9fE)
Maxi-schianto sulla Gardesana: cinque i veicoli [...]

Busta con proiettile a Fugatti, l'ex ministra Brambilla: [...]

Alla gara in memoria di Andrea Papi c’è chi si iscrive [...]
Campagna contro l'aborto a 40 anni dal referendum. Anche in Trentino la pubblicità shock
Iniziativa di Pro-Vita e Movimento per la vita del Trentino: posizioni estremistiche che contestano i dati sulla diffusione della pratica abortiva, quelli che dimostrano una diminuzione delle interruzioni di gravidanza con l'introduzione della legalizzazione dell'aborto

TRENTO. Sono arrivati anche in Trentino i mega-cartelloni trasportati da camioncini che fanno su e giù per le strade della provincia. Fanno parte di una gigantesca campagna che a 40 anni dalla legge sull'aborto cerca di metterla in discussione. E cerca di farlo con immagini shock: feti ripresi ancora in grembo e frasi ad effetto.
"Da lunedì 21 maggio - scrive infatti l'associazione Pro-Vita, a cui aderisce anche il Movimento per la vita del Trentino - l’Italia sarà coperta da messaggi portati da camion vela che ricorderanno in 100 Province una verità scomoda: con l’aborto muore sempre almeno un essere umano (il figlio non voluto di una mamma). La legalizzazione consente, tutela e moltiplica questa pratica, al 100% mortale!".
Affermazioni che in molte città sono state accolte con l'indignazione di molte associazioni, soprattutto delle realtà femministe e di quelle che si occupano dei diritti delle donne. Citizen Go, un'altra gruppo sempre in orbita pro-life, che si batte contro tutti i diritti civili (dalle unioni civili al testamento biologico) ha affisso sui muri di Roma un manifesto con la scritta: "L'aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo".
Posizioni estremistiche che contestano i dati sulla diffusione della pratica abortiva, quelli che dimostrano una diminuzione delle interruzioni di gravidanza con l'introduzione della legalizzazione dell'aborto. Prima del 1978 le donne si procuravano, o subivano, l'aborto con metodi pericolosi, con pratiche violente che mettevano a rischio anche la salute della donna.
Dati che secondo le associazioni pro-life sono falsi: "Fu esagerato il numero degli aborti clandestini (dichiarato prima della legalizzazione nel 1978), e nella sbandierata diminuzione non si tiene conto del crollo della fertilità in Italia, così pure del forte utilizzo delle varie pillole abortive".
Il camioncino che passa per le vie della provincia ritrae un feto di 11 settimane, alla soglia dei tre mesi di gestazione, il limite per la possibilità dell'interruzione di gravidanza. Vicino la scritta: "Sai perché 7 ginecologi su 10 si rifiutano di praticare l'aborto? Ora lo sai".