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Mori Colli Zugna, declassato parte del vino sequestrato, 30 mila litri da Dop e Igp diventano da tavola

Confermata la grave posizione per i sette indagati in frode di commercio. L’attività è stata in parte favorita dal rinvenimento della contabilità parallela, aggiornata con precisione da alcuni dipendenti della cantina sociale. Ecco come il vino è stato riclassificato

Pubblicato il - 04 June 2018 - 20:18

MORI. Dopo lunghi mesi di accertamenti i carabinieri del Nas di Trento hanno restituito alla cantina sociale Mori Colli Zugna il vino, declassato e riclassificato al termine dell'operazione. Il dissequestro è stato emesso dalla Procura di Rovereto.

 

Il blitz dei Nas era avvenuto il 24 gennaio scorso, quando i militari avevano sequestrato 7 milioni litri di vino sfuso e perquisito le abitazioni di 22 soci. Sette le persone indagate per frode in commercio e il commissariamento della cooperativa. Un duro colpo per la realtà moriana (Qui articolo).  

 

Già nei mesi passati, nell’ottica di favorire la ripresa della regolare attività, dopo le prime positive verifiche, erano state dissequestrate alcune partite di vino, per un totale di oltre due milioni di litri, che la cantina sociale deteneva in conto lavorazione per altri produttori, e per le quali era stato rapidamente acquisito il riscontro che non ci fossero irregolarità.

 

Nei giorni scorsi è stata quindi fatta chiarezza sull’esatto contenuto degli oltre 300 vasi vinari presenti nei sotterranei della cantina: da quanto emerge circa 300 mila litri verranno probabilmente confiscati al termine del procedimento penale, mentre un milione e 500 mila litri circa potranno essere imbottigliati soltanto con l’indicazione Igp e la cantina in questo caso dovrà rinunciare alla qualifica di Dop.

 

Altri 30 mila litri circa potranno essere commercializzati come vino da tavola, Colli Zugna dovrà rinunciare a qualsiasi pretesa di etichetta Dop o Igp, mentre 370 mila litri circa verranno venduti come “Dop delle Venezie” e non “Dop Trentino”.

 

Infine, per 1 milione di litri circa, è stata verificata la genuinità delle diverse indicazioni riportate e sono stati restituiti tali e quali alla cantina sociale, senza alcun provvedimento.

 

Nel corso dell'operazione sono stati acquisiti fondamentali e indiscussi elementi per dimostrare la sussistenza dei reati inizialmente contestati ai sette indagati, ritenuti responsabili in concorso di frode in commercio e contraffazione di indicazioni geografiche e denominazione di origine dei prodotti agroalimentari.

 

Un'indagine definita dalle stesse forze dell'ordine dolorosa, soprattutto dal punto di vista economico, ma necessaria per salvaguardare gli interessi di tutti i consumatori, i quali devono avere sempre il diritto di poter conoscere con precisione le esatte caratteristiche del prodotto acquistato e di sapere se il prezzo corrisposto corrisponde effettivamente alla qualità pubblicizzata.

 

A questo si aggiunge anche la salvaguardia dei numerosi soci della cantina stessa, che pur di consegnare un prodotto di pregio hanno accettato in alcuni casi perdite economiche di una certa importanza, senza ricercare scorciatoie, e quindi degli altri produttori enologici, impegnati nel garantire la qualità dei loro prodotti, e infine anche dei marchi Dop e Igp, garanzia e simbolo, da sempre, di qualità, affidabilità, genuinità, tracciabilità e serietà.

 

L’importante risultato di assoluto rilievo anche a livello nazionale, è stato ottenuto attraverso un puntuale lavoro di ricostruzione della partite di uva consegnate dai quasi 600 diversi soci residenti nei comuni di Mori e Ala, nel
corso delle campagne vendemmiali 2016 e 2017, attività svolta anche con la collaborazione dei funzionari dell’ICQRF di San Michele all’Adige.

 

I Nas si sono avvalsi di metodi d’indagine tradizionale unite a innovative tecniche di analisi a livello documentale: nel corso di quasi 4 mesi di lavoro i carabinieri, assiduamente presenti all’interno della cantina per consentire comunque, in maniera continuativa le necessarie lavorazioni delle diverse partite di vino sequestrate, sono riusciti a ricostruire con gli enologi della cooperativa, il percorso dei singoli carichi, verificando, per ogni singolo socio, i quantitativi e i giorni di consegna, l’esatta qualità di uva conferita, le tramogge utilizzate, i vasi vinari nei quali il mosto è stato raccolto.

 

L’attività di riscontro è stata in parte favorita dal rinvenimento, durante le perquisizioni effettuate, della contabilità parallela, aggiornata con precisione a differenza dei registri ufficiali, da alcuni dipendenti della cantina sociale.

 

Le proposte formulate dal Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Trento sono state condivise dall’Autorità Giudiziaria che ha coordinato l’attività investigativa e gli attuali vertici preposti alla direzione della cantina sociale hanno già provveduto a riportare sul registro telematico certificato dei prodotti vitivinicoli, i quantitativi di vino così come proposto, in maniera tale da poterli immediatamente e regolarmente commercializzare.

 

Ora i carabinieri del Nas dovranno valutare con precisione e in maniera dettagliata la posizione di diversi singoli soci della cantina sociale, i quali, con le loro condotte, avrebbero contribuito attivamente all’ingente danno.

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