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''Volevo darle una lezione'', si difende così l'imprenditore bolzanino che ha messo una donna per due settimane in un cassone delle mele
Reinhold Thurne, originario di Bolzano, proprietario di un'azienda agricola a Sommacampagna, è stato arrestato per sequestro di persona e tortura. Ora è nel carcere di Montorio ma si difende: "Non è nella mia indole maltrattare le persone e nemmeno gli animali"

VERONA. Si chiama Reinhold Thurne il bolzanino accusato di sequestro di persona e tortura arrestato nei giorni scorsi dalle Forze dell'ordine per aver segregato la sua ex in un cassone per le mele, tenendola rinchiusa per due settimane con soltanto una bottiglietta d'acqua e una mela al giorno.
Ha ammesso il sequestro ma ai carabinieri, che lo hanno subito arrestato, ha dichiarato: "Son stato io a metterla lì dentro, m'ha rovinato l'azienda", "mi faceva diventare matto", "volevo darle una lezione". Nella memoria difensiva, che l'avvocato del bolzanino ha inviato agli inquirenti, Thurne afferma: "Non è nella mia indole maltrattare le persone e nemmeno gli animali". Spiega l'esasperazione e le continue provocazioni della donna, che oltre a intrattenere con lui una relazione era anche una sua dipendente.
L'imprenditore agricolo nega però che sia stata rinchiusa per due settimane e riferisce di una sola notte. La 44enne polacca però non dava più sue notizie ai familiari dal 14 di agosto, giorno in cui i militari erano intervenuti - come riferisce il Corriere del Veneto - in un casolare di Sommacampagna su richiesta della stessa donna che aveva riferito di essere stata aggredita da Thurner, rifiutandosi però di denunciarlo. Da quel giorno più nessuna notizia di lei, tanto che i parenti avevano allertato le Forze dell'ordine che avevano iniziato le ricerche,
La scoperta è avvenuta per pura fortuna. La donna ha spiegato che dal cassone sentiva il rumore di un taglia erba e approfittando del momento in cui si è inceppato ha iniziato a urlare. Grida che hanno allarmato i lavoratori presenti che hanno contattato i carabinieri. Appena arrivati hanno liberato la 44enne, trovandola all'interno del cassone, dove sul pavimento erano presenti numerosi escrementi.
La donna, medicata in ospedale dopo i giorni di permanenza in stato di sequestro, ha parlato di un complice che avrebbe aiutato il bolzanino, ora rinchiuso nel carcere di Montorio. Gli inquirenti stanno ora interrogando i dipendenti dell'azienda agricola per capire chi abbia aiutato l'aguzzino nel sequestro e nella tortura, i reati ipotizzati dalla procura di cui Reinhold Thurne e il suo eventuale complice dovranno rispondere.