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Ristorazione e organizzazione eventi, smantellata una rete di 250 lavoratori in nero. In 13 percepivano anche la disoccupazione
I lavoratori, infatti, sono stati utilizzati per mansioni proprie del settore dei servizi alla ristorazione/catering, anche in ambito internazionale, presso 22 attività imprenditoriali di ristorazione dislocate nel bresciano e in diverse altre provincie del Nord-Italia tra le quali Bolzano, Bergamo, Verona, Vicenza, Pavia e Cremona

VERONA. Una rete di 250 lavoratori in nero impiegati nel settore della ristorazione e dell’organizzazione di eventi. In 13 percepivano anche l'indennità di disoccupazione. Si chiama “Master Back” l'operazione condotta dai militari della Guardia di Finanza di Salò e che hanno coinvolto anche il Trentino Alto Adige.
I lavoratori, infatti, sono stati utilizzati per mansioni proprie del settore dei servizi alla ristorazione/catering, anche in ambito internazionale, presso 22 attività imprenditoriali di ristorazione dislocate nel bresciano e in diverse altre provincie del Nord-Italia tra le quali Bolzano, Bergamo, Verona, Vicenza, Pavia e Cremona.
I referenti dell'associazione erano riusciti a mettere in campo una fittissima rete di collaborazioni in grado di mobilitare e allocare, in tempi strettissimi, all’incirca 250 lavoratori completamente in nero in favore di diverse imprese. La pubblicizzazione e la diffusione di un servizio di somministrazione all’apparenza lecito ed economicamente vantaggioso per le imprese utilizzatrici si è, in realtà, rivelato ingannevole, spregiudicato e idoneo ad alterare la leale concorrenza nel settore della ristorazione.
Infatti, tale schema illegale, oltre che aggirare le norme in materia di lavoro, legislazione sociale, previdenziale e assistenziale a tutela dei diritti dei lavoratori, esponendoli anche a gravi potenziali pericoli, ha in concreto consentito alle imprese utilizzatrici di disporre di manodopera a costi più bassi, ponendo in essere una vera e propria pratica di concorrenza sleale nei riguardi degli imprenditori onesti.

Talvolta, erano le stesse imprese utilizzatrici a segnalare propri collaboratori o ex collaboratori ai referenti dell’associazione allo scopo di beneficiare delle loro prestazioni lavorative senza farsi carico degli oneri previsti dalle inderogabili norme a tutela dei lavoratori, quali la regolare assunzione e il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
Inoltre, come già detto, tra i lavoratori in nero scoperti sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria ben 13 percettori dell’indennità di disoccupazione che, essendo stati assunti in nero e senza aver preventivamente comunicato le prestazioni di attività lavorativa all’Inps, hanno continuato a percepire indebitamente l’assegno con conseguente danno al bilancio degli Enti previdenziali ed assistenziali.
All’Associazione sono stati contestati sia l’utilizzo di lavoratori in nero sia l’illecita somministrazione di manodopera, con l’irrogazione di sanzioni amministrative per oltre 80 mila euro, con l’irrogazione di sanzioni civili per 30 mila euro. Alle aziende utilizzatrici sono state contestate sanzioni amministrative per più di 50 mila euro e l’addebito della relativa contribuzione non versata dall’associazione. Sotto il profilo tributario, è stata ricostruita un’evasione fiscale sui profitti conseguiti per circa 300 mila euro con il disconoscimento della natura non commerciale dell’associazione e l’accertamento dell’indebita compensazione delle somme dovute a titolo di imposta sul valore aggiunto mediante l’utilizzo di crediti inesistenti per oltre 20 mila euro.