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Trump ancora contro l'ambiente: vuole dare il via libera alle trivellazioni di petrolio in Alaska
Il presidente uscente ha dato il via alle operazioni per consentire il prima possibile le trivellazioni in Alaska. L'obiettivo dell'amministrazione americana uscente è quella di consentire la vendita dei contratti di trivellazione prima del 20 gennaio

TRENTO. L'ultimo colpo della politica contro l'ambiente che il presidente americano uscente Donald Trump vuole mettere purtroppo a segno.
Proprio ieri, infatti, la sua amministrazione ha deciso di accelerare le pratiche per mettere all'asta i diritti per le trivellazioni nell'Artico.
L'ennesimo aiuto che Trump vorrebbe dare all'industria dei combustibili fossili prima di abbandonare definitivamente la sua poltrona. Infatti, l'immediata accelerazione di questo intervento, potrebbe consentire la vendita dei contratti di trivellazione poco prima del 20 gennaio. Dovrebbe poi intervenire la nuova amministrazione guidata dal presidente eletto Joe Biden per invertire la rotta visto che si è espresso contro quello che è già stato definito “disastro ambientale”.
L'Artico è una delle più vaste distese degli Stati Uniti per la maggior parte senza alcuna presenza umana ma con tantissime importanti specie animali a partire dagli orsi polari, uccelli acquatici e tanto altro.

Da sempre il presidente Trump ha portato avanti politiche a favore delle imprese petrolifere facendosi spesso beffa degli ambientalisti.
"Non sorprende che l'amministrazione Trump stia spingendo per una vendita dei diritti nell'Artico, ma è deludente che questa amministrazione fino alla fine continui a tenere una così bassa considerazione per le terre di tutti, la fauna selvatica e le comunità indigene che dipendono da quei territori" ha detto ai media americani Adam Kolton, direttore esecutivo dell'Alaska Wilderness League.
Già tre anni fa il Congresso aveva approvato la possibile vendita dei contratti di locazione petrolifera. Nell'area artica, secondo alcune stime, sarebbe stato possibile estrarre tra 4,3 e 11,8 miliardi di barili di petrolio.
Non è chiaro, viene spiegato anche dal New York Times, quanto interesse possa suscitare la trivellazione in questo territorio da parte delle compagnie petrolifere. Ci sono tempi lunghi nell'estrazione e non poche difficoltà con un conseguente notevole esborso di soldi che potrebbe portare i big del petrolio a fare passi indietro.