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Colto da un malore in acqua muore dopo una settimana di coma farmacologico. Non ce l'ha fatta il 29enne Mattia Grotto
Era andato al mare con un'amica e il padre di quest'ultima, ma purtroppo a casa non è più tornato. Mattia Grotto, 29enne di Zanè nell'alto vicentino, è deceduto mercoledì 8 settembre dopo una settimana di coma farmacologico. Lo piangono la famiglia e gli amici

CAORLE. Non c’è stato nulla da fare per Mattia Grotto, 29enne di Zanè, che giovedì 2 settembre aveva rischiato l’annegamento mentre si trovava in vacanza a Caorle. Il suo cuore ha ceduto mercoledì 8 settembre, dopo quasi una settimana di coma farmacologico in cui i medici hanno provato a tenerlo in vita.
Il 29enne si era recato a Caorle per passare una giornata di relax al mare. Lui, un’amica e il padre della ragazza avevano deciso di rinfrescarsi in acqua, ma Mattia non è più riaffiorato, colpito da un malore improvviso. L’amica ha provato a soccorrerlo mentre il padre chiamava un bagnino che ha poi praticato un massaggio cardiaco in attesa dell’elisoccorso.
Portato a bordo del velivolo, Grotto è stato elitrasportato all’ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove i medici lo hanno messo in coma farmacologico. Alla famiglia è stato detto fin da subito che le speranze erano minime: Mattia aveva passato troppi minuti sott’acqua.
Così è iniziata l’attesa, sperando in una ripresa nonostante gli avvertimenti dei medici. Poi lunedì un altro encefalogramma quasi piatto ha definitivamente infranto tutte le speranze della famiglia e alla fine mercoledì sono arrivati il decesso e la donazione degli organi, come da volere di Mattia.
In lutto la famiglia. Lo piangono la mamma Evelina, il papà Carlo, la compagna Terry e la nonna Mara. Profondo anche il cordoglio arrivato dai social. Una sua ex professoressa di inglese ha pubblicato il seguente messaggio: “Voglio ricordarti con questo aneddoto, Mattia. Ero la tua insegnante di inglese alle superiori e tu, in inglese, non stavi navigando in buone acque. Tutt’altro. Un giorno c‘era verifica e tu me la consegni praticamente perfetta. Da 8. Prendo atto ma non ci credo e allora, la volta dopo, entro in classe, ti faccio prendere solo una matita e ti metto in cattedra a rifare la stessa identica verifica. Perfetta. L‘8 era confermato e tu, con quello sguardo finto timido stampato su di una faccia da canaglia mi guardi e mi dici: Prof, Lei è troppo forte non voglio più deluderla! Mattia, ti porterò sempre con me”.