Coronavirus, Burioni: ''Studio dice che i vaccini a mRna ostacolano il contagio''. In Israele crollano i positivi: ''Per riprendere la vita normale non serve vaccinare tutti''
Il noto virologo lancia due pillole di ottimismo. Lo studio di Nature Medicine sui vaccini tipo Pfizer lo porta a dire che ''con il vaccino ne usciamo'' e la prova provata sono i dati: ''Israele è reduce da un'epidemia terribile (750 casi/100mila al picco) con il 51% delle persone vaccinate e con tutto riaperto oggi ha avuto solo 88 casi su 9 milioni di persone. Non c'è bisogno di vaccinare tutti per riprendere con la vita normale. Forza''

TRENTO. I vaccinati che si infettano hanno una carica virale molto bassa e quindi sono molto meno contagiosi. E ancora: Israele con il 51% della popolazione vaccinata e con le attività aperte oggi ha registrato solo 88 nuovi positivi su 9 milioni di persone. Sono queste le due ''buone notizie'' riportate dal virologo Roberto Burioni e sono davvero due belle notizie. La prima arriva da uno studio pubblicato su Nature Medicine che dimostra che il vaccino a mRna (Pfizer, per intenderci) serve anche a ridurre le possibilità di trasmissione del virus. ''Appena uscito un lavoro su Nature Medicine - scrive il noto virologo italiano - che dimostra come i vaccinati che si infettano hanno una carica virale molto bassa, il che conferma che con altissima probabilità i vaccini a mRna ostacolano il contagio. Con il vaccino ne usciamo, forza''.
E allora ecco i dati dello studio rielaborati da Adnkronos: efficace al 95% circa nel prevenire la malattia sintomatica a partire da circa 7 giorni dopo la seconda dose, il vaccino a mRna fornisce anche una protezione precoce a partire da 12 giorni dopo la prima iniezione. Ma che succede se qualcuno si infetta in questo lasso di tempo o rientra in quella percentuale minima che contrae comunque il virus senza sviluppare sintomi? Insomma si è contagiosi lo stesso? Gli autori, ricercatori del Technion - Israel Institute of Technology e del Maccabi Healthcare Services (Mhs), hanno sfruttato un set di dati ottenuto grazie al fatto che il Mhs ha vaccinato oltre 1 milione di persone nell'ambito di un lancio nazionale rapido dell'iniezione scudo anti-Covid. Eseguendo anche test nel laboratorio centrale, questo ha offerto l'opportunità di monitorare le infezioni post-vaccinazione.
Il risultato è che hanno scoperto che "la carica virale risulta sostanzialmente ridotta per le infezioni che si verificano 12-37 giorni dopo la prima dose di vaccino", si legge in un estratto della ricerca. "Queste cariche virali ridotte suggeriscono un'infettività potenzialmente inferiore", una minore contagiosità che "contribuisce ulteriormente all'effetto del vaccino sulla diffusione" di Covid-19.
E infatti una delle obiezioni dei no-vax o dei detrattori dei vaccini, quella che ''non lo faccio perché tanto non si sa nemmeno se resto contagioso o meno'' in realtà non sta in piedi a prescindere perché, come noto, un asintomatico è per sua natura meno infetto di un sintomatico quindi anche lasciando stare studi e analisi non è difficile capire che se evito di starnutire in faccia a qualcuno, non tossisco, non mi soffio il naso perché non ho sintomi sono automaticamente meno contagioso di chi ha una carica virale molto alta e la manifesta con i sintomi tipici del Covid (il rovescio della medaglia è che l'asintomatico ha comunque un grado di contagiosità e non presentando sintomi può essere portato a comportarsi con minore rigore rispetto a chi sta male e rappresenta, quindi, anche lui un pericolo per la collettività).
Lo studio israeliano, comunque, aggiunge che "oltre alla sostanziale protezione dei soggetti vaccinati i vaccini anti-Covid potrebbero ridurre la carica virale nelle infezioni" che si verificano dopo l'iniezione scudo "e quindi sopprimere ulteriormente la trasmissione successiva" del virus. "Poiché i Paesi stanno correndo per vaccinare una parte sostanziale della loro popolazione nei prossimi mesi, si spera che il numero di riproduzione di base del virus (cioè l'indice di contagio) diminuisca".
Intanto ci sono anche i numeri del contagio. Gli occhi del mondo sono puntati su Israele visto che è uno dei territori che ha vaccinato di più e più rapidamente. E allora quanto scrive Burioni acquista un ulteriore significato perché dimostra che le cose funzionano. ''Israele è reduce da un'epidemia terribile (750 casi/100mila al picco) - ha spiegato il virologo - con il 51% delle persone vaccinate e con tutto riaperto oggi ha avuto solo 88 casi su 9 milioni di persone. Non c'è bisogno di vaccinare tutti per riprendere con la vita normale. Forza''.