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Dalle emissioni ''possibili danni alla salute dei cittadini'', l'allarme dei Medici per l'Ambiente sull'impianto di Pergine. L'Apss: ''Non ci sono rischi''
In Terza commissione vi è stata l’audizione dei Medici per l’ambiente, Apss e Appa, in merito della petizione n. 18 contro l’ impianto sperimentale di termossidazione dei rifiuti a Pergine. Bortolotti: “Devono essere pesate le ricadute anche sul lungo periodo dei nuovi impianti quello di Pergine è piccolo, ma, purtroppo, le ricerche hanno evidenziato che i danni non sono solo in relazione alla quantità dell’esposizione alle sostanze nocive, ma variano anche in base al tempo"

TRENTO. “Un peggioramento della situazione” con rischi “di un aumento di varie patologie”. E’ un giudizio negativo quello che arriva dai Medici per l’ambiente in merito all’impianto sperimentale di termossidazione di rifiuti a Pergine.
Nelle scorse ore in Terza Commissione si è tenuta la prima audizione in merito alla petizione che era stata depositata a novembre contro l’impianto di termossidazione.
Ad intervenire è stato il dottor Paolo Bortolotti di Medici per l’ ambiente e coordinatore Commissione ambiente dell’Ordine dei medici e membro dell’Uffico di presidenza dell’Isde – Medici per l’ambiente Italia, il quale ha affermato che negli ultimi anni le patologie sono aumentate con la crescita dei livelli di inquinamento.
“Devono essere pesate le ricadute anche sul lungo periodo dei nuovi impianti – ha spiegato Bortolotti - quello di Pergine è piccolo, ma, purtroppo, le ricerche hanno evidenziato che i danni non sono solo in relazione alla quantità dell’esposizione alle sostanze nocive, ma variano anche in base al tempo. Quindi, anche a basse dosi, possono avere un impatto soprattutto sul sistema endocrino”.
L’inquinamento atmosferico, ha ricordato il medico, è il più grande rischio in Europa per patologie come ictus e quelle cardiache. I dati, ha continuato Bortolotti, dicono che “sulle polveri (anche se i dati sulle 2.5 sono incompleti) siamo sotto i valore limite, che è però superiore a quello fissato dall’Oms che tiene conto dei fenomeni di bioaccumulo che soprattutto nel tempo creano danni”. Il dottor Bortolotti, in sintesi, ha “bocciato” la struttura tecnica dell’impianto che ha i limiti posti dal processo di pirolisi. “E’ vero – ha spiegato - che si tratta di un’iniziativa sperimentale ma 4680 ore di emissione in due anni sono pesanti e per questo andrebbero fatti controlli in continuo sugli inquinanti”.
L’ operazione ha aggiunto l’esponente di Medici per l’ambiente “è di tipo commerciale perché la ditta con questa sperimentazione intende capire se un impianto piccolo potrà essere applicato sulle navi per la gestione del problema dei rifiuti. Una ricerca che andrebbe fatta in una zona costiera, anche perché, in contraddizione col Piano rifiuti provinciale, nel caso di Pergine i rifiuti andrebbero importati. Inoltre, la localizzazione è in una zona pesantemente antropizzata, con la presenza di scuole nel raggio di 1000 metri”.
L’Azienda sanitaria, emissioni ridotte non ci sono rischi
Giudizi diversi sono arrivati, invece, dall’Azienda sanitaria che ha espresso il sì all’avvio della sperimentazione dell’impianto di Pergine.
In commissione è intervenuto il dottor Francesco Pizzo ricordando che il parere aggiuntivo dato all’Apss è positivo perché le emissioni sono ridotte e le sostanze emesse possono essere pericolose solo in quantità acuta.
“Ci potrebbero essere effetti a lungo termine – ha spiegato - ma questo impianto sperimentale rimarrà attivo per pochi anni. Con la cittadinanza c’è stato un incontro pubblico e si potrebbero fare monitoraggi sull’impianto per garantire una maggiore sicurezza anche se, ha ribadito, le emissioni sono molto basse”.