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L'ex amministratore delegato del calcio Trento, Belfanti, arrestato a Mantova
L'imprenditore è accusato di associazione a delinquere finalizzata a truffe e reati tributari. Belfanti ha legato il proprio nome al punto più basso della storia gialloblù

MANTOVA. In manette Piervittorio Belfanti per associazione a delinquere finalizzata a truffe e reati tributari. Noto ai più alle nostre latitudini per aver legato il proprio nome e aver 'regalato' al Trento calcio il punto più basso della sua storia, l'imprenditore è ora in carcere.
L'ultimo decennio per i colori trentini nel calcio si sono rivelati un'agonia e la gestione di Piervittorio Belfanti si è rivelata forse quella più nera: il sodalizio di via Sanseverino è infatti precipitata dalla serie D alla Promozione, senza dimenticare il pignoramento del parco giocatori gialloblù per debiti e l'epilogo del fallimento societario datato 12 maggio 2014.
L'imprenditore è salito anche alla ribalta delle cronache per l'indagine, sempre a firma della Procura di Mantova, per frode fiscale nel 2012, quando Piervittorio Belfanti era già alla guida del Trento.
E mentre il Trento ha trovato nel nuovo presidente Mauro Giacca il proprio propulsore nel ritornare in serie D e puntare alla LegaPro, Piervittorio Belfanti non aveva ritenuto conclusa la sua esperienza nel mondo del pallone: l'imprenditore nelle scorse settimane aveva avviato una trattativa per acquistare il Mantova calcio, ma la sua ascesa si è bruscamente arrestata.
I filoni che riguardano Piervittorio Belfanti sono in particolare due e inseriti all'interno dell'operazione 'Formula', da una parte il traffico di auto usate contraffatte, dall'altra l'intestazione fittizia di una serie di locali del centro di Mantova a persone di sua fiducia per evadere il fisco. "L'imprenditore - spiega il comunicato delle forze dell'ordine - risulta nullatenente e dichiara redditi assai modesti".
Dopo l'operazione di carabinieri, polizia stradale e guardia di finanza di Mantova sono finiti ai domiciliari o con obbligo di dimora Lenos Canobbio, Gaetano De Rosa, Gianni Dondi, Paolo Ferri, Salah Eddine M'Hamdi, Ridha Marouani, Giulio Menconi e Marcello Vecchiolini.
Queste persone sono coinvolte nella truffa delle auto realizzata attraverso le società Mediaservice, Formula Auto, Formula Wagen, Ktm, tutte operanti a Mantova e la Car Gas società di Bagnolo in Piano.
Piervittorio Belfanti aveva venti società e sequestri sono stati effettuati anche nel reggiano e nel veronese, oltre ovviamente che a Mantova. In totale sono stati sequestrati in tutto 500 mila euro. Molti contanti sono stati ritrovati anche nell'auto di Paolo Ferri, fermato prima che varcasse il confine diretto in Germania.
L'inchiesta è partita come una costola dell'operazione 'Remax' che ha già portato a processo 17 persone.
I tre finanzieri coinvolti sono Carlo Benvenuti (ai domiciliari), Pietro D'Amato e Mauro Raso (sospesi dal servizio) sono invece accusati di corruzione, falso ideologico in atto pubblico e truffa ai danni dello stato.
I tre dopo i controlli in laboratori cinesi "non hanno denunciato - spiegano le forze dell'ordine - i reati riscontrati in cambio di vantaggi personali, inoltre, due di loro hanno impiegato in più occasioni l'auto di servizio per andare alle terme in orario di lavoro, falsificando il foglio di servizio per ingannare i superiori. Infine uno dei tre in più occasioni ha riferito ad amici e conoscenti informazioni coperte dal segreto d'ufficio".