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Borsa: si riaccendono i timori sulla Fed, Milano sbanda e chiude a -0,3%
Per il Ftse Mib bilancio settimanale intorno a -0,4% (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 02 dic - Le Borse europee riportano indietro le lancette dell’orologio e tornano a spaventarsi per un eventuale stretta aggressiva da parte della Fed a causa di un mercato del lavoro Usa più in salute del previsto. Su una seduta già non particolarmente vivace, infatti, sono piombati i dati sull'occupazione statunitense: 263mila posti creati a novembre contro stime per 200mila, con anche i salari in crescita. Trend che, almeno questo è il timore degli osservatori, potrebbero indurre Jerome Powell a rimandare il tanto atteso rallentamento nel rialzo dei tassi d’interesse (ipotizzato dallo stesso presidente Fed solo qualche giorno fa). Sullo sfondo restano i timori per lo stato di salute dell'economia Ue, le tensioni in Ucraina e l'avvicinarsi dell'entrata in vigore dell'embargo europeo sul greggio russo, che scatterà tra 72 ore. Preoccupazioni che alla fine hanno portato gli indici del Vecchio Continente, in scia a Wall Street, a terminare sottotono l’ultima seduta della settimana, con le vendite concentrate su energia, utility e tech.In questo clima, la Borsa di Milano ha terminato la giornata con un passivo dello 0,26%, dopo esser arrivata a perdere fino all’1%. Male il lusso con Moncler (-3,2%), Tim (-2,1%) alle prese col futuro della rete unica, petroliferi (Tenaris -1,7%) e auto con Stellantis in ribasso (-2,1%) all'indomani dei dati sulle immatricolazioni. In controtendenza, Amplifon (+3,2%), Banca Generali (+2,4%) e Campari (+2%). Fuori dal listino principale, strappa DeA Capital (+28,9%) a ridosso del prezzo dell'opa lanciata da De Agostini a 1,5 euro per azione, con l'obiettivo di delisting.Sul fronte dei cambi, l'euro si rafforza a 1,048 dollari (da 1,037 ieri in chiusura) e vale 141,94 yen (da 144,28). Il cross dollaro/yen è a 135,34. Cala il prezzo del gas ad Amsterdam sui 136,8 euro al MWh (-2%) mentre si discute a livello comunitario di “price cap”. L’Ue invece un accordo, seppur provvisorio, lo ha trovato per fissare il tetto del prezzo del greggio russo a 60 dollari al barile, con il petrolio Wti di gennaio che nel frattempo scambia a 81,4 dollari al barile (+0,3%) e il Brent di febbraio piatto a 86,9 dollari. Enr-
(RADIOCOR) 02-12-22 17:40:40 (0491)NEWS,ENE,PA,ASS 3 NNNN