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"Dolomiti senza tutela tra progetti inadeguati e fiumi di auto sui passi", il grido d'allarme delle associazioni alpinistiche e ambientaliste altoatesine

Il Cai Alto Adige, l'Alpenverein Südtirol, e le associazioni ambientaliste Dachverband für Natur- und Umweltschutz e Heimatpflegeverband Südtirol hanno indetto una conferenza stampa per parlare dell'assalto che in questi ultimi tempi sta avvenendo sulle Dolomiti. "Uniamoci e continuiamo a combattere per una montagna in cui le cose vengono fatte a livello di utilità e non di speculazione"

Di Lucia Brunello - 29 settembre 2021 - 15:21

BOLZANO. “Basta costruire nuovi impianti, perché sappiamo che una volta fatti non si torna più indietro. Uniamoci e continuiamo a combattere per una montagna in cui le cose vengono fatte a livello di utilità e non di speculazione”. Sono queste le parole del presidente del Cai Alto Adige, Carlo Alberto Zanella pronunciate durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri, 28 settembre, a cui hanno preso parte Cai, l’Alpenverein Südtirol, e le associazioni ambientaliste Dachverband für Natur- und Umweltschutz e Heimatpflegeverband Südtirol.

 

Un appuntamento importante e molto significativo, per fare il punto su ciò che in questi ultimi tempi sta accadendo sulle Dolomiti. Numerosi i temi toccati, dai lavori di rifacimento del rifugio Santner (qui articolo), al nuovo progetto di demolizione e ricostruzione del Fronza alle Coronelle (qui articolo). Dal via libera dato per la realizzazione della strada che porta a malga Antersac alla costruzione dell’Almdorf Schnals (una sorta di villaggio turistico da 350 posti letto in Val Senales).

 

Tanti i temi trattati e solo uno lo stato d’animo: delusione per quanto sta accadendo e l’evidente mancanza di un'adeguata tutela del territorio da parte della politica. “Non ci si riesce a spiegare perché, in vista del dibattito sulla nuova costruzione del rifugio Passo Santner, ci si limiti a discutere sulla qualità architettonica del nuovo edificio, invece di constatare che la cubatura in progetto sia otto volte maggiore rispetto a quella della struttura esistente", si legge in un comunicato delle quattro associazioni. "E questo nonostante il fatto che dal punto di vista alpinistico il rifugio non mostri alcuna utilità. L’unica domanda da porsi deve quindi essere non su come, ma se strutture come il rifugio Santner debbano affatto essere ricostruite”.

LE FOTO. Il Catinaccio sempre più cantiere a cielo aperto. Al Santner scende la prima colata di cemento
La situazione al rifugio Santner
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Salendo verso il Coronelle
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I lavori nella stazione a monte della nuova cabinovia Re Laurino, sotto il rifugio Coronelle
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I lavori nella stazione a monte della nuova cabinovia Re Laurino, sotto il rifugio Coronelle
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I lavori nella stazione a monte della nuova cabinovia Re Laurino, sotto il rifugio Coronelle
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I lavori nella stazione a monte della nuova cabinovia Re Laurino, sotto il rifugio Coronelle
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Il piccolo rifugio Santner e accanto i lavori in corso di parte della nuova struttura a 3 piani
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La colata di cemento data sulla base di quella sarà parte del nuovo rifugio Santner
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I lavori dietro al rifugio Re Alberto
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La teleferica
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Dietro al rifugio Vajolet, la struttura da cui parte la nuova teleferica

“La discussione sul nuovo progetto del rifugio Coronelle è molto simile - si continua a leggere - un hotel di lusso da costruire al posto dell’attuale rifugio non può essere giustificato solamente dalla presenza di caratteristiche architettoniche uniche. La mancanza di rispetto dei promotori del progetto della torre di vetro non si limita ad essere nei confronti della sensibile area alpina e del patrimonio naturale mondiale dell’Unesco, direttamente adiacente, ma lo è anche nei confronti del valore architettonico del corpo edilizio storico dell’attuale rifugio”.

 

“Vada ricordata inoltre la richiesta da parte dei proponenti del progetto di un’enorme quantità di denaro pubblico, in aggiunta alle generosissime sovvenzioni già concesse per i nuovi impianti di risalita (la nuova cabinovia Re Laurino, ndr)”.

 

Si è discusso anche del tanto dibattuto tema del traffico sui passi delle Dolomiti. “Questo sviluppo è particolarmente preoccupante per i passi dolomitici situati nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Mentre la designazione come patrimonio mondiale è stata sostenuta anche dalle associazioni ambientaliste perché prometteva una maggiore sensibilità nei confronti dello spazio naturale, il marchio Unesco si è rivelato soprattutto uno strumento di marketing che ha alimentato ancor più la corsa a queste zone".

Nota di delusione anche nei confronti della Fondazione Dolomiti Unesco, quindi, apparentemente non in grado (o non interessata) alla salvaguardia del territorio. “Qual è il valore di queste nomine se non fa alcuna differenza per progetti e costruzioni se siano realizzati all’interno o meno di un’area protetta? Anche le perizie degli esperti e le valutazioni d’impatto sembrano essere ormai superflue. Un esempio palese è il caso di Antersasc, dove nonostante le perizie negative degli esperti si sia deciso di realizzare una strada di accesso in un’area a tripla protezione (Natura2000, parco naturale, Unesco)”, spiegano.

 

Durante la conferenza stampa sono inoltre stati proiettati tre filmati, in cui rispettivamente 3 noti alpinisti (i tedeschi Alexander Huber e Thomas Huber e il gardenese Alex Walpoth) sono intervenuti condividendo la loro opinione.

 

“Combatto per la natura incontaminata delle montagne, soprattutto per i nostri figli", ha detto Thoms Huber. "Noi abbiamo già gran parte della nostra vita alle spalle, ma i nostri figli dovrebbero poter vivere ancora esattamente questa originalità. Dobbiamo lasciare qualcosa per loro”.

 

Per il giovane alpinista e guida alpina Alex Walpoth, invece, si tratta di camminare sul filo del rasoio tra l’uso turistico delle montagne da un lato e la massima conservazione possibile della loro originalità dall’altro: “In questo cammino mi chiedo da tempo se stiamo ancora arrampicando sulla cresta o se siamo già da tempo caduti su un fianco o sull’altro”.

 

"Alpenverein Südtirol, Cai Alto Adige, Federazione Protezionisti Sudtirolesi e Heimatpflegeverband chiedono quindi da parte della politica una presa di coscienza chiara e inequivocabile dell’alto valore del paesaggio naturale e culturale alpino formatosi nel corso dei secoli, e si aspettano una politica molto più coerente con relative decisioni altrettanto concrete in questo ambito", concludono le quattro associazioni.

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