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“La situazione di lupi e orsi non cambierà ma noi, con i nostri cani, saremo sempre pronti”, parla il coordinatore delle unità cinofile del soccorso alpino

Se un tempo l’operatore lavora a stretto contatto con il cane ora le tecniche di ricerca si sono evolute e si avvalgono delle più innovative tecnologie, come il Gps. Il coordinatore delle unità cinofile del soccorso alpino: “L’evoluzione cinofila degli ultimi anni ha portato a scegliere nuove razze e nuove metodologie di addestramento, ora abbiamo dei cani molto indipendenti che lavorano a centinaia di metri dal conduttore, con le nuove regole per lupi e orsi dovremo trovare delle soluzioni”

Di Tiziano Grottolo - 08 giugno 2023 - 20:20

TRENTO. Nei giorni scorsi è emersa una novità per quanto riguarda i soccorsi nelle zone “non urbane” dove sono presenti orsi e lupi. Il dirigente della Protezione civile, foreste e fauna della Provincia di Trento, Raffaele De Col, ha infatti inviato una direttiva con le nuove regole per “le attività di supporto alle squadre di ricerca persone operanti in contesti caratterizzati dalla presenza di grandi carnivori”. 

 

Regole che coinvolgono tutti gli operatori che vengono mobilitati durante le operazioni di soccorso o ricerca persona, quindi: i vigili del fuoco, la Scuola provinciale cani da ricerca e catastrofe, il soccorso alpino, la Croce Rossa, gli Psicologi per i popoli, la protezione civile degli Alpini (Nu.Vol.A) e l’Unità operativa Trentino emergenza 118. Le direttive sono state inviate da De col pure ai dirigenti dei vari Servizi: Antincendi e protezione civile, Faunistico, Forestale, Prevenzione rischi e Cue. 

 

Per sintetizzare l’invito è quello di adottare una serie di comportamenti per minimizzare il rischio di incontri, come: segnalare la propria presenza facendo rumore (anche semplicemente parlando); tenere il cane al guinzaglio; non attirare gli animali selvatici in alcun modo; non lasciare rifiuti alla portata dei selvatici. “Nelle fasi legate alla ricerca – si legge nel documento – i primi due accorgimenti sono fondamentali. Pertanto è importante fare rumore, parlando ad esempio ad alta voce e tenere il cane a una distanza tale da garantire un buon compromesso tra operatività e riduzione del rischio di incontro”.

 

Infatti se una volta l’operatore lavorava a stretto contatto con il cane da ricerca, potendolo tenere sempre sott’occhio, nel corso del tempo le tecniche di ricerca si sono evolute e ora si avvalgono delle più innovative tecnologie. “L’evoluzione cinofila degli ultimi anni ha portato a scegliere nuove razze di cani e nuove metodologie di addestramento, ora abbiamo dei cani molto indipendenti che lavorano a centinaia di metri dal conduttore”, spiega Roberto Barbolini, coordinatore delle unità cinofile del soccorso alpino. In altre parole non sempre i cani sono controllati a vista.

 

 

Per fare un esempio, durante un addestramento il cane di Barbolini è riuscito a individuare “la persona scomparsa” mentre si trovava a oltre 400 metri dal suo padrone. “Il cane non ha seguito nessuna traccia ed è arrivato cercando l’odore e quando l’ha sentito l’ha seguito arrivando a individuare la persona”, ricostruisce il coordinatore delle unità cinofile del soccorso alpino. “Da parte mia non l’ho sentito abbaiare ma sapevo che aveva raggiunto l’obiettivo perché, come tutti gli altri cani di ricerca, è dotato di Gps che, oltre ad aiutarci a leggere la copertura dell’area assegnataci, ci indica quando il cane si ferma dopo aver trovato una persona”.

 

I cani che spaziano hanno una probabilità molto alta di ritrovare la persona scomparsa all’interno della propria area di lavoro e di farlo in tempi ridotti: questo è particolarmente importante quando lo stato di salute dell’infortunato è compromesso. Il problema è che non di rado le ricerche si concentrano anche nei momenti in cui i grandi carnivori sono più attivi, cioè all’alba (tra le 5 e le 8) e all’imbrunire (tra le 18 e le 22).

 

“Oltre ai rischi ‘storici’ in cui un cane può imbattersi durante la ricerca, come dirupi, vipere, buche, ora c’è questa consapevole incognita”, ricorda Barbolini. “Come tutti i soccorritori, anche noi cinofili, alimentati dalla voglia di aiutare il prossimo, dobbiamo salvaguardare noi stessi ma in più abbiamo l’obbligo morale di pensare alla vita e la salute del nostro cane”.

 

Il fatto è che tendendo i cani al guinzaglio o riducendone il raggio d’azione la qualità delle ricerche potrebbe ridursi. Così come potrebbe essere influenzata dalle persone che urlano per allontanare eventuali lupi e orsi. Forse adesso si valuteranno nuove modalità di addestramento per i futuri cani da ricerca e si troverà il modo per “educare” quelli che già sono all’opera per i conduttori sarà comunque una sfida. “Una cosa è certa – conclude il coordinatore delle unità cinofile del soccorso alpino – la situazione lupi e orsi non cambierà ma non cambierà nemmeno la mentalità dei soccorritori: quando chiameranno daremo tutti il meglio”.

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