Contenuto sponsorizzato

''No a sport nei quali agli uomini è riservato il professionismo e alle donne no. Basta con le discriminazioni'', Patt e Svp a Roma per cambiare la legge

Dopo che la calciatrice Marta ha mostrato al mondo il gap che c'è tra i calciatori e le calciatrici e che è emerso che anche le nostre azzurre non sono nemmeno considerate professioniste alla Camera si sta lavorando per cambiare la normativa. Gebhard e Rossini: ''Si concorre così, anche nello sport a rafforzare una battaglia che vede impegnate tutte le donne in un Paese come l’Italia a superare un gap che esiste ancora ad ogni livello''

Di L.P. - 27 giugno 2019 - 13:08

TRENTO. ''Non vi devono essere sport nei quali agli uomini è riservato il professionismo dal quale le donne siano escluse o forme di discriminazione che possano limitare l'accesso delle donne alla pratica sportiva''. Così le deputate dell'Svp Renate Gebhard e del Patt, Emanuela Rossini in riferimento al testo relativo alle deleghe al governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione in discussione alla Camera. Il tema è di grande attualità visto anche il successo dei Mondiali di calcio femminili con un'Italia che sta entusiasmando tutti e la ''scoperta'' per il grande pubblico di campionesse di primo livello come le ''nostre''  Bonansea, Gama, Giuliani e la brasiliana Marta la numero 10 delle verdeoro.

 

Proprio lei che ha segnato 17 gol nella fase finale di un Mondiale (uno in più di Miroslav Klose, che detiene lo stesso record per il calcio maschile) è stata eletta sei volte miglior giocatrice al mondo, portabandiera del Brasile alle Olimpiadi di Rio 2016, ambasciatrice Unicef e paragonata addirittura a Pelé nel suo Paese di origine, è senza sponsor e guadagna (giocava per gli Orlando Pride fino alla scorsa stagione) 340.000 euro all'anno. Cifre lontanissime da quelle dai giocatori del calcio maschile e anche le offerte degli sponsor sarebbero di livello economico totalmente inadeguato tanto che la brasiliana da un anno è senza sponsor e durante la partita con l'Australia, dopo aver segnato, ha mostrato a tutti il suo scarpino con unica immagine un logo rosa e blu simbolo dell'uguaglianza di genere.

 

Peggio ancora va alle nostre calciatrici che, anche se in nazionale e ammirate in questi giorni da milioni di italiani facendo fare i record di ascolti alle Tv che le trasmettono, non sono nemmeno professioniste. e non possono che guadagnare (tra benefit e rimborsi) che poche decine di migliaia di euro (in media una calciatrice di serie A guadagna sui 15mila euro lordi annui secondo il Sole24Ore). 

 

''I grandi eventi sportivi - spiegano Gebhard e Rossini - hanno la capacità di indicare e richiedere che un Paese si doti delle norme legislative adeguate a sostenere il movimento sportivo non soltanto professionistico. La presenza delle donne nello sport è oggi in primo piano: lo è stata nell’assegnazione all’Italia ed anche al Trentino-Alto Adige dei giochi olimpici invernali 2026, lo è per i mondiali femminili di calcio ed è in generale determinante per favorire una effettiva parità di genere. Riteniamo che l’articolo 5 del provvedimento  possa essere decisivo nell’affermare come sia obbligatorio rispettare i principi di parità di trattamento e di non discriminazione di genere nel riordino e della riforma della legislazione sportiva in ordine agli enti professionistici e dilettantistici: non vi devono essere sport nei quali agli uomini è riservato il professionismo dal quale le donne siano escluse o forme di discriminazione che possano limitare l’accesso delle donne alla pratica sportiva. Si  introducono nella legislazione in modo perentorio principi che, pur spettando all’autonomia delle federazioni sportive decidere come applicare, non potranno essere ignorati''.

 

''Si concorre così, anche nello sport a rafforzare una battaglia che vede impegnate tutte le donne in un Paese come l’Italia ancor oggi segnato da un profondo gap occupazionale e da un sistema salariale differenziato profondamente penalizzanti per le donne. Vale in generale – concludono la Rossini e la Gebhard - la medesima domanda che è la sintesi della denuncia ribadita dalla giocatrice della nazionale femminile del Brasile, Marta : se le donne lavorano, giocano, seguendo le medesime regole ed avendo parità di mansioni degli uomini, perché ricevono uno stipendio differente e sensibilmente più basso?”.

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Montagna
04 dicembre - 19:45
Il pensiero di Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, sul nuovo rifugio gourmet Doss del Sabion: "Dell'ennesima proposta 'chic' non [...]
Società
04 dicembre - 17:48
A promuovere il menù "Storie di cervi e Chapt Gpt nel parco dello Stelvio - Melograno sedano pepe e ginepro" sono il Gallo Cedrone e l'hotel [...]
Cronaca
04 dicembre - 15:10
Entro domani mattina - martedì 5 dicembre - sono attesi mediamente meno di 5 centimetri di neve, ma localmente anche fino a 10 - 15 centimetri, [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato