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Vaccini, la consigliera Coppola: "Chi soffre di patologie intestinali croniche sia trattato come paziente fragile. Non si usi AstraZeneca"
La consigliera provinciale dei Verdi Lucia Coppola ha interrogato la giunta chiedendo che i pazienti che soffrono di patologie croniche intestinali vengano considerati come soggetti fragili. "Si usino i vaccini Pfizer o Moderna, AstraZeneca non è consigliato"

TRENTO. Vaccinare i pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali con i vaccini Pfizer o Moderna. È questa la richiesta fatta dalla consigliera provinciale dei Verdi Lucia Coppola, che nell'ultima interrogazione depositata si è rivolta alla giunta per chiedere di prendere in considerazione la questione.
Le malattie croniche intestinali, come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, rientrano infatti nel novero delle malattie croniche, cioè quelle che presentano sintomiche che non si risolvono nel tempo né giungono a miglioramento. Nella definizione data dal National Commission on Chronic Illness sono tutte quelle patologie “caratterizzate da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche”.
Dalle cardiopatie ai tumori, dalle patologie gastriche e intestinali a quelle neurologiche o muscolo-scheletriche, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte in tutto il mondo. Solo in Europa portano all'86% dei decessi totali registrati.
Tra le tante patologie croniche, quelle al centro dell'interrogazione di Coppola sono però le malattie che colpiscono l'apparato intestinale. Si tratta di eventi morbosi che rientrano sia nella definizione di malattie croniche sia di fragilità dei pazienti che ne sono affetti. E, per questo, non sarebbe il vaccino AstraZeneca bensì quello di Pfizer o di Moderna ad essere indicato per i pazienti che ne soffrono.
La campagna vaccinale, secondo il via libera dato dal Cts ad Aifa, può infatti contare d'ora in poi su un allargamento delle categorie di soggetti che possono ricevere il vaccino AstraZeneca. Da 55 anni, si è infatti passati ai 65, a patto che siano in buone condizioni di salute. I più anziani e fragili dovranno invece ricevere i vaccini a mRna.
I lavoratori fragili sono quelli che possono ricevere l'attivazione di adeguate misure di sorveglianza per la loro maggiore esposizione al rischio da Covid-19. A fornire la definizione è la circolare numero 13 del 4 settembre 2020 del Ministero del Lavoro e della Salute. Non basta solo l'età per rientrare nella categoria dei lavoratori fragili, e quindi maggiormente esposti ai rischi da Covid-19, ma va considerata la presenza di patologie preesistenti.
Il chiarimento proveniente dalle fonti ministeriali recita: “Il concetto di fragilità va dunque individuato in quelle condizioni dello stato di salute del lavoratore/lavoratrice rispetto alle patologie preesistenti che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto e può evolversi sulla base di nuove conoscenze scientifiche di tipo epidemiologico o clinico”.
Proprio per questo, essendo “ben cosciente che queste mie considerazioni sono a conoscenza dei responsabili della campagna vaccinale contro il Covid-19”, la consigliera Lucia Coppola interroga il presidente della Provincia Maurizio Fugatti “se sulla base delle conoscenze scientifiche attuali, in collaborazione con la struttura complessa di gastroenterologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento e con i medici di medicina generale, l'Apss non intenda procedere con urgenza a vaccinare i pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali, mediante i vaccini Pfizer e/o Moderna, dato che secondo le disposizioni ministeriali il vaccino AstraZeneca non sarebbe indicato per malattie croniche e per i pazienti fragili”.