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"Esclusi piatti vegetariani dalla tradizione enogastronomica veneta". I Verdi sul logo "Ristorazione tipica": "Riso, polenta e verdure nella storia della nostra cucina"
In Veneto è stata approvata la legge regionale sulla tradizione enogastronomica. L'accusa di Guarda: "Rifiutato la mia proposta di inserimento di un capitolo sulle ricette vegetariane e vegane nelle ricette della tradizione veneta. Il centrodestra ha chiuso sulla possibilità di coinvolgere il Consiglio regionale nella stesura delle linee guida per evitare esclusioni"

VENEZIA. "Sotto il logo 'Ristorazione tipica del Veneto' non si vuole riconoscere la cucina vegetariana e vegana". E' questa l'accusa della consigliera di Europa Verde della Regione Veneto Cristina Guarda che commenta la legge regionale sulla tradizione enogastronomica approvata a Palazzo Ferro-Fini: "I partiti di maggioranza hanno rifiutato la mia proposta di inserimento di un capitolo sulle ricette vegetariane e vegane nell'albo delle ricette della tradizione veneta, nonostante la storia della nostra cucina veneta fosse caratterizzata soprattutto da alimenti come riso, polenta e verdure. La carne ha assunto a lungo un ruolo marginale".
L'obiettivo del documento approvato, in cui si istituisce un logo vero e proprio per riconoscere la "ristorazione tipica", è quello di valorizzare la tradizione enogastronomica del Veneto con i prodotti del territorio, certificando per esempio la loro provenienza.
"Sarebbe stato opportuno rendere visibili e fare riferimento anche alle ricette vegetariane e vegane - prosegue la consigliera - per tutelare i ristoratori che potrebbero essere esclusi da questo logo. Le mie proposte avrebbero consentito di non escludere le ricette, e quindi i ristoratori, che propongono pietanze prive di carne o derivati. Ma da parte della maggioranza chiaramente non c'è questa volontà. Inoltre il centro-destra ha chiuso sulla possibilità di coinvolgere il proponente, ossia il Consiglio regionale, nella stesura delle linee guida, per verificare che non escludano ristoratori e prodotti locali".
Un'occasione mancata secondo Guarda, oltre che un rischio per le "ricette che guardano al futuro": "Il Veneto quindi volta le spalle a tutti quei cittadini e turisti che eticamente decidono di non consumare prodotti non siano del luogo o di origine animale. Credo fortemente nella salvaguardia e nella tutela del settore enogastronomico tradizionale: ho potuto verificare con mano il valore aggiunto grazie alle confraternite enogastronomiche e alle filiere. Per questo non c’era alcun atteggiamento pregiudiziale nei confronti di questo progetto di legge, ma obiettivamente dall’aula è uscito un provvedimento che non rende la nostra Regione a passo coi tempi".
A rischio perciò i piatti "veggie" che potrebbero essere esclusi dalla "tradizione veneta": "Temo che questa legge regionale si imbatterà in non poche difficoltà applicative, - conclude - col rischio concreto di finire nel dimenticatoio. Non possiamo trasformare il patrimonio enogastronomico veneto in slogan elettorali, la ristorazione veneta e il turismo chiedono un aiuto nel rimanere al passo coi tempi e, nel rispetto della tradizione, aprire a nuove opportunità economiche e sociali, senza venire esclusi dalla politica".