Operazione Condor: 24 ergastoli per le sparizioni forzate, tra i desaparecidos anche una decina di trentini
Una sentenza storica quella pronunciata lunedì scorso dalla Corte d’assise bis del Tribunale di Roma: tra i condannati ci sono ex capi di Stato, ex ministri, militari e agenti segreti accusati di essere coinvolti nelle operazioni di repressione che portarono alla scomparsa di 23 italiani

ROMA. “Carcere a vita” è questa la sentenza pronunciata dalla presidente della prima Corte d’assise d’appello bis del Tribunale di Roma, Agatella Giuffrida, nei confronti dei 24 imputati al processo. Una sentenza storica che riporta alla luce gli orrori che segnarono vari paesi sudamericani tra gli anni’70 e ’80.
In quegli anni i governi di Cile, Argentina, Bolivia, Brasile, Perù, Paraguay e Uruguay (quasi tutti nati in seguito a colpi di stato) organizzarono, con l’avvallo dell’amministrazione statunitense e con il sostegno della Cia, una gigantesca operazione di repressione che puntava all’eliminazione delle opposizioni interne.
I servizi di sicurezza e i militari ricorsero in modo sistematico alle torture, sparizioni forzate e omicidi degli oppositori politici, spesso socialisti e comunisti ma anche esponenti della chiesa, sindacalisti e studenti. Il numero totale delle vittime è ancora sconosciuto ma prendendo in considerazione tutti gli stati coinvolti il numero si aggira attorno alle 400.000 persone, basti pensare che nella sola Argentina si parla di 30.000 desaparecidos.
Tra le vittime furono migliaia anche quelle con la cittadinanza italiana, tra queste se ne contano anche alcune decine originarie del Trentino. La loro storia viene spesso dimenticata, vuoi perché le informazioni sono scarse vuoi perché non è piacevole riportare alla mente ricordi tanto dolorosi.
La sentenza dello scorso lunedì però riporta alla ribalta questa vicenda e rende giustizia almeno a 23 delle migliaia di vittime italiane. Come dicevamo la Corte d’assise ha ribaltato la sentenza di primo grado condannando i 24 imputati all’ergastolo con l’accusa di essere coinvolti nelle operazioni di repressione che portarono alla scomparsa delle vittime.
Tra i condannati ci sono anche alcuni nomi primo piano come quelli dell’ex presidente del Perù Francisco Morales Bermudes, Luis Arce Gomez ex ministro dell’Interno della Bolivia, Juan Carlos Blanco ex ministro degli Esteri dell’Uruguay ma anche quello del suo connazionale Jorge Nestor Troccoli Fernandez l’unico residente in Italia, in provincia di Salerno.
Questo processo pur non coinvolgendo direttamente desaparecidos trentini segna comunque un punto di svolta per tutti i famigliari delle vittime che da anni chiedono giustizia per i loro cari. Soddisfatto anche Jorge Ithurburu presidente della onlus 24 marzo, associazione che da anni si batte per chiedere giustizia per le vittime della repressione.