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L’Alto Garda sogna un emporio di comunità. Al via il percorso che porterà alla creazione di un supermercato cooperativo
Un gruppo di lavoro composto da persone attive nel mondo dei Gruppi di Acquisto Solidale (Gas) sta ponendo le basi per la nascita di un emporio di comunità (conosciuto anche con il nome inglese "Food Coop"), un supermercato cooperativo dove si vendono prodotti biologici, generalmente a chilometro zero e lavorati in modo rispettoso dei diritti dei lavoratori. A gennaio si terrà un’assemblea online per discutere gli sviluppi del progetto

ALTO GARDA. Dopo Trento, anche nell’Alto Garda, un gruppo di persone attive nei Gruppi di Acquisto Solidale (Gas) sogna di costruire un emporio di comunità. Tra loro ci sono Francesca Corradini, Letizia Tocchini e Maria Zasa. L’idea è nata l’anno scorso, quando i Gas della zona hanno organizzato la proiezione di un film sul primo emporio di comunità, nato a New York negli anni Settanta con il nome inglese di "Food Coop".
“Quest’anno abbiamo visitato il primo emporio di comunità italiano, Camilla, che ha sede a Bologna - racconta Corradini - ci siamo rese conto che si tratta di un progetto realizzabile anche in una realtà piccola come la nostra, anche se i numeri chiaramente non possono essere quelli delle grandi città. Ci stiamo quindi muovendo per creare un emporio di comunità, anche se ci piacerebbe che la co-progettazione avvenisse assieme alla comunità e al territorio”.
Ma cos’è un emporio di comunità? Si tratta di un supermercato cooperativo in cui si vendono prodotti biologici e lavorati in maniera rispettosa dei diritti dei lavoratori, di solito anche a chilometro zero. I soci del supermercato sono anche i suoi proprietari, e vi dedicano due ore e quarantacinque di volontariato al mese. Grazie al lavoro volontario di ciascuno, i costi di gestione del negozio si abbassano, e di conseguenza anche il prezzo dei prodotti cala. Così, anche persone che solitamente non possono permettersi di comprare questo tipo di prodotti riescono ad acquistare negli empori di comunità.
Il gruppo di lavoro dell’Alto Garda ha identificato nel centro sportivo di San Giorgio, che si trova tra Riva ed Arco, la possibile location dove costruire l’emporio. Il percorso, però, è ancora all’inizio, e a gennaio si terrà un’assemblea online per definire i gruppi di lavoro che si occuperanno della progettazione, della creazione e della gestione. “Intanto – spiega Maria Zasa – abbiamo pensato di fondare un’associazione, Pro Veder, per sostenere il progetto e avere una base sulla quale poter contare per dialogare con l’amministrazione e partecipare a bandi”.
Il gruppo che lavora all’emporio di comunità nell’Alto Garda si è fatto conoscere alla comunità il 10 ottobre, in occasione della serata “Sogno un emporio”, organizzata in vista della Fiera Fa’ La Cosa giusta, poi annullata a causa del Covid. Dopo quella sera, è stato diffuso un questionario per sondare l’interesse delle persone verso questo progetto. Sono un centinaio coloro che si sono dimostrati curiosi, molti dei quali vorrebbero anche partecipare alla costruzione dell’emporio di comunità. “Vorremmo creare non solo una bottega – spiega ancora Corradini – ma anche dei servizi, come un piccolo bistrot dove poter consumare i prodotti e dove riutilizzare ciò che non è più vendibile, in modo da evitare gli sprechi e creare anche una cultura alimentare”.
Inizialmente l’emporio di comunità dell’Alto Garda si concentrerà sulla vendita di cibo, ma in futuro potrebbe ampliare la sua attività. “Creare comunità attorno al tema del cibo – conclude - è un aspetto centrale per il nostro progetto”.