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FBK, anche Romano Prodi a Trento per il premio intitolato al fratello Paolo consegnato a due giovani ricercatori
Per il presidente Ugo Rossi, è importate "non sprecare quello che, anche con l’apporto dell’Università e dei centri di ricerca che sono nati, è stato fatto in questi anni, e ad interpretare, con lo stesso coraggio mostrato allora da personalità come Bruno Kessler, le sfide che abbiamo davanti"

TRENTO. Nel dicembre dello scorso anno era stato deciso dal parte della Fondazione Bruno Kessler di Trento di intitolare un premio di ricerca in nome di Paolo Prodi. Quest'anno tutto questo è diventato realtà e questa mattina sono stati premiati ex aequo per le loro tesi di dottorato Francesco Buscemi e Clarisse Roche che si sono divisi i 3.200 euro in palio e un soggiorno di un mese presso FBK-Isig per approfondire ulteriormente le loro ricerche e con la possibilità di pubblicarle nelle collane dello stesso Istituto.
Paolo Prodi è stato fondatore dell’Istituto Storico Italo-Germanico/Italienisch-Deutsches Historisches Institut (ISIG) e suo primo Direttore, dal 1973 al 1997.

Alla giornata in suo ricordo hanno partecipato il presidente della Fondazione Bruno Kessler Francesco Profumo, il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, il rettore dell’Università degli Studi di Trento Paolo Collini, il direttore di FBK-ISIG Christoph Cornelißen e Romano Prodi che ha tenuto l’intervento “La riflessione di un fratello”. “Paolo è stato più che un fratello”, ha detto durante il suo discorso Romano Prodi, “Era il quinto di nove ed è stato l’unico fratello che ha operato nel campo umanistico, perciò è stato il mio riferimento”.
Al termine della mattinata il conferimento del Premio Paolo Prodi (prima edizione), bandito dalla Fondazione Bruno Kessler, in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, l’Università degli Studi di Trento e il Centro Studi Paolo Prodi di Bologna.
In particolare, la tesi di dottorato di Francesco Buscemi «Io giuro». Storia della fedeltà politica dai Lumi a Napoleone, svolta in cotutela tra la Scuola Normale Superiore di Pisa e l’Université Paris-Sorbonne, affronta il tema del giuramento nella seconda età moderna tra fedeltà politiche e fedeltà religiose. La tesi di dottorato di Clarisse Roche La frontière incertaine. Recomposition de l’identité chrétienne à Vienne au XVIe siècle (1523-1594), svolta in cotutela fra l’Université Paris-Sorbonne e l’Universität Wien, tratta invece il tema del conflitto religioso nei domini asburgici cinquecenteschi scegliendo come osservatorio privilegiato la città di Vienna, bastione della fede cattolica e della guerra anti-ottomana ma anche residenza di un potere imperiale costretto a cercare forme di compromesso con le aristocrazie passate alla Riforma.
“Attraverso la ricerca in ISIG, così come attraverso la docenza universitaria presso la Facoltà di Lettere e Filosofia”, ha sottolineato Francesco Profumo, “Paolo Prodi ha contribuito a formare intere generazioni di studenti e docenti di altissima qualità, che a loro volta hanno avviato nuovi filoni di ricerca, all'insegna di quel rigore e di quel pensiero libero e anticonformista che sono propri della sua spiritualità laica. In questi valori noi riconosciamo il senso più alto dell’eredità che Paolo Prodi ha lasciato all’Istituto Storico Italo-Germanico, alla Fondazione Bruno Kessler e più in generale al Trentino. E poiché riteniamo sia ora anche nostra la responsabilità di mantenere vivi i suoi insegnamenti di studioso e di cittadino dell’Europa, sempre attento alla formazione delle nuove generazioni, abbiamo voluto istituire in suo onore un premio – il Premio Paolo Prodi – che viene conferito a due giovani ricercatori, distintisi per le loro tesi di dottorato su tematiche care a questa grande personalità della cultura, al quale il Trentino deve veramente molto”.
Per il presidente Ugo Rossi, il Trentino deve essere riconoscente a Paolo Prodi, i cui “luoghi e valori dell’anima” sono proprio l’Università, la nostra terra tra le montagne al confine tra due culture, l’autonomia giustificata dalla storia e come strumento di dialogo, l’Europa, intesa come occasione di apertura, fatta di minoranze e diversità, non omologata, in cui diritti e doveri camminano assieme e in cui si cercano le risposte ai bisogni non attendendo l’intervento di altri ma rimboccandosi le maniche nei territori che la compongono: “E’ questa la grande eredità di Paolo Prodi”. Romano Prodi, nell’incontro con la stampa che ha preceduto gli approfondimenti, ha ricordato anche la figura di Bruno Kessler: “Uomo che aveva caro il concetto di Autonomia costruttiva, fondata sulla costante collaborazione con lo Stato”. L’appuntamento di oggi, ha aggiunto Romano Prodi, rappresenta anche l’occasione per ricordare un percorso importante e non scontato che ha trasformato il Trentino, valorizzando anche la proiezione delle sue istituzioni formative verso il mondo tedesco.
Per Ugo Rossi “Oggi rinnoviamo l’impegno a non sprecare quello che, anche con l’apporto dell’Università e dei centri di ricerca che sono nati, è stato fatto in questi anni, e ad interpretare, con lo stesso coraggio mostrato allora da personalità come Bruno Kessler, le sfide che abbiamo davanti. Dobbiamo essere consapevoli inoltre che se, alla nascita dell’Ateneo, si trattava di portare il mondo in Trentino, oggi, grazie alla tecnologia, possiamo essere noi nel mondo. Oggi la sfida è quindi valorizzare il capitale umano, creare qui occasioni per i giovani, ma con la capacità di proiettarsi nel mondo”.