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Gli auguri di buon Natale arrivano anche dalla Comunità islamica. E la Chiesa celebra i disabili, i poveri e i carcerati

TRENTO. "A tutti gli amici cristiani Buone Feste e Felice anno nuovo", scrive in un post su Facebook la Comunità islamica del Trentino. "Sinceri auguri di buon Natale a tutti gli amici cristiani", posta invece a figlia dell'imam di Trento Nibras Breigheche.

Il Natale è una festa religiosa immersa però nella cultura di tutti, anche di chi a messa non ci va mai, o ci va solo a Natale. Un giorno sentito anche da chi professa un'altra religione ma vive in Italia: impossibile sentirsi esclusi dalle ritualità delle feste, dalle luci, dai regali, da quell'augurio che tutti si scambiano: "Buon Natale".
Per i musulmani Gesù è un profeta e Maria è per l'Islam una figura molto importante. "Non siamo noi quelli contrari al presepe - ha detto l'imam trentino in un'intervista al Corriere del Trentino - ha un significato religioso ma anche laico e culturale".
L'allegoria del Natale - la capanna, il freddo e il gelo, una famiglia esule - è un'immagine potente che la stessa Chiesa utilizza per spiegare i fenomeni dell'oggi. "Nei passi di Giuseppe e Maria - ha detto papa Francesco nell'omelia della messa della Vigilia in San Pietro - vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra".
"Maria e Giuseppe, per i quali non c'era posto, sono i primi ad abbracciare colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza". Parole che rimbombano forti nei giorni in cui il Senato ha affossato lo ius soli: "Il bimbo nella mangiatoia ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto".
"Fare Natale - ha spiegato l'arcivescovo Tisi nella sua omelia natalizia - è accogliere l’Emmanuele, il Dio con noi. È sapere che abbiamo la possibilità di incidere nella storia, e farla diventare terreno di comunione. Egli - ha osservato - è la Parola che si è fatta carne, per trasformare la carne della nostra storia, in Parola di vita. A noi, accogliere o rifiutare".
Accogliere o rifiutare i migranti, i poveri, i senzatetto, i carcerati, i disabili. Ed è su questa traccia che si sono mosse le celebrazioni della Diocesi trentina. La messa di mezzanotte è stata celebrata alla stazione dei treni, luogo simbolo degli arrivi e delle partenze, ma anche della sosta di chi non ha una casa.
La sera della Vigilia, monsignor Tisi ha celebrato la messa nella Casa circondariale di Spini di Gardolo, per portare personalmente il messaggio natalizio a tutte le persone detenute, alle forze di polizia penitenziaria e ai responsabili della struttura. “Sento – dice don Lauro – che gli auguri di Natale in un luogo come il carcere acquistano anche per me una verità diversa, toccano il cuore in profondità”.
E sempre con lo spirito dell'accoglienza, sabato scorso è stata celebrata in Duomo la messa per le persone disabili. Ogni parola, e ogni canzone, è stata tradotta nella lingua dei segni. Ogni passaggio della liturgia spiegato attraverso la comunicazione aumentata per renderla accessibile anche alle persone autistiche.
"I veri disabili non siete voi - ha detto Tisi in quell'occasione - sono invece quelli con il cuore bloccato, quelli che non riescono a trasmettere amore. In fondo - ha concluso - tutti siamo disabili".