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Addio a Paolo Colombini, l'artista delle ''pietre che parlano''. Si è spento a 71 anni
Autore, tra le altre, anche dell'opera che si trova nel centro della rotonda di Nassyria di Trento ha esposto in tutto il mondo trasformando le pietre, con dei tagli netti e il colore, in arte

TRENTO. Si è spento Paolo Colombini di Fornace, artista trentino nato nel 1950 e divenuto famoso per le sue pietre trasformate in opere, grandi blocchi di quarziti dell'Adamello e levigati ciottoli porfirici della Valle dei Mocheni tramutati in fiori, animali, simboli, arte. Lo faceva tagliando in verticale il masso e colorandolo all'interno.
A Trento, in particolare, è conosciuto per l'opera posizionata dentro la rotonda di Nassyria monumento in via Brennero che ricorda da un lato la tragedia della strage avvenuta in Iraq a danno dei nostri soldati nel 2003 e dall'altro l'amore per la patria che con la pietra diventa indissolubile. L'opera è stata commissionata nel 2004 a Colombini dall'Arma dei Carabinieri e costituisce l'avvio ad una lunga serie di grandi installazioni all'aperto
Ma le sue opere hanno fatto il giro del mondo, da Londra dove ha esposto più volte all'Accademia d'arte di Shangai. Sue realizzazioni in pietra si trovano anche a Venezia (Isola Certosa), sull'Isola del Giglio, a Los Angeles, come in Austria (Innsbruck, Lustenau – Landeck, Klagefurt) e Francia (Avignone).
Colombini per anni ha fatto il macchinista di treni e dal 1970 al 1980 ha coperto la tratta Brennero-Verona. Dagli anni '80 ha lavorato con il fratello Gino nelle cave di porfido della famiglia. Una quindicina d'anni da imprenditore del settore e poi dal '95 la sua passione è esplosa con tutta la forza che aveva dentro. La pietra a quel punto si è trasformata in arte. Del 2018 la mostra al Muse "Pietre che ci parlano", l'esposizione di alcune sue sculture che ha trovato posto al Museo e nel prato esterno. Nelle scorse ore è venuto a mancare e la comunità tutta si stringe al dolore dei famigliari.