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''Un 2021 positivo ma ora c'è lo spauracchio stagflazione: rischio per migliaia di famiglie di scivolare nella povertà'', l'analisi dei bilanci delle imprese trentine

Dal +12,7% dell'alimentare al +30,4% del tessile, quasi tutte le società sono cresciute e il 2021 si è rivelato un anno di ripartenza, dati in risalita anche per l'occupazione. Il segretario della Cgil, Andrea Grosselli, sull'analisi dei bilanci delle aziende trentine effettuata dal sindacato di via Muredei: "Ma purtroppo dati lontani dalla situazione di oggi"

Di Luca Andreazza - 20 October 2022 - 15:21

TRENTO. "Il 2021 è stato un anno positivo per l'economia trentina". A dirlo Andrea Grosselli, segretario della Cgil. Il sindacato di via Muredei pubblica ogni anno il bilancio di società e gruppi industriali tra i più significativi presenti in Trentino. "Purtroppo, però, i buoni risultati registrati dal nostro rapporto sono lontani dalla situazione che stiamo vivendo oggi e da quella che dovremo affrontare nei prossimi mesi".

 

I dati dei bilanci 2021 relativi a 47 società metalmeccaniche, 17 chimiche, 7 tessili-abbigliamento, 15 del settore alimentare, 9 del settore cartario-poligrafico, 5 delle costruzioni, 7 gruppi o aziende di settori diversi, sono riportati e elaborati in modo da ricavarne alcuni indici molto importanti per capire l'andamento delle aziende.

 

Dal +12,7% dell'alimentare al +30,4% del tessile, quasi tutte le società sono cresciute e il 2021 si è rivelato un anno di ripartenza dopo le difficoltà per molti settori causate da lockdown e limitazioni per fronteggiare Covid.  Il rilancio, però, viene messo a dura prova dal costo dell'energia e delle materie prime.

 

Le imprese hanno avuto un incremento degli occupati pari al 2,9%, per 510 occupati in più mentre il ricorso alla cassa integrazione straordinaria è in linea. Questi alcuni dati elaborati dalla Cgil. Il campione di aziende preso in esame comprende 107 società e gruppi vari. Il numero delle realtà analizzate è in linea alla media degli altri anni. Dal punto di vista delle dimensioni il campione ha un fatturato complessivo a 6,6 miliardi di euro e 18.313 occupati

 

"Come ha certificato il Governo prima e il fondo monetario internazionale poi - prosegue Grosselli - nei prossimi tre trimestri il Pil registrerà una contrazione. Dopo aver recuperato in poco più di 18 mesi i livelli di ricchezza pre-pandemia, torneremo a breve in recessione. La crescita per il 2023 è pressoché nulla e si materializza così lo spettro della stagflazione".

La situazione dell'economia trentina è in deterioramento e questo preoccupa il sindacato per gli effetti sull'occupazione e sulla tenuta dei redditi delle famiglie, già messe in difficoltà dall'emergenza carovita. "L’aumento della richiesta di cassa integrazione e i primi segnali di raffreddamento del mercato del lavoro registrati negli ultimi tre mesi - aggiunge Grosselli - che colpisce giovani e precari, riducono la capacità di reddito delle famiglie proprio mentre i prezzi e le bollette vanno alle stelle. C’è un rischio concreto che migliaia di famiglie anche in Trentino scivolino in povertà. Questa è la ragione per cui abbiamo criticato il bonus di 180 euro della Giunta Fugatti: così com’è formulato non risolve alcun problema".

 

I bilanci, spiega la Cgil, forniscono moltissime informazioni, quindi la loro consultazione è sempre utile per chi segue le vicende delle aziende. In un bilancio, però, si possono far apparire o nascondere cose a seconda dell'interesse contingente dell'azienda; quindi è opportuno, per un'analisi approfondita, prendere in considerazione più annate. I gruppi industriali e le varie realtà non sono considerati nell'elaborazione dei dati complessivi in quanto hanno rilevanti presenze fuori dal nostro territorio. Va tenuto conto anche che tra le società nei diversi settori ci sono gruppi industriali con stabilimenti in altre Regioni.

 

La situazione, però, non è negativa in tutti i comparti. Ci sono settori, infatti, che non subiranno una contrazione significativa, come l'edilizia o quelli legati alla transizione ecologica trainati dagli investimenti del Pnrr e dagli investimenti di famiglie e imprese sul fronte dell'efficienza energetica e delle rinnovabili. "E' da qui che bisogna partire - evidenzia Grosselli - per rafforzare le retribuzioni, rilanciando la contrattazione. Nel 2021 le imprese hanno accresciuto fatturati e utili, mentre il costo del lavoro è rimasto contenuto. E’ ora di redistribuire anche sulle lavoratrici e sui lavoratori il cui potere d’acquisto è in drammatico calo. E’ previsto, infatti, un incremento dei salari al 3% nel 2023, mentre l’inflazione per la fine dell’anno si attesterà sul 10%".

 

Il fatturato 2021 delle aziende del campione è stato di 6,605 miliardi di euro con una crescita del 23,8% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 il fatturato delle aziende campione era stato di 5,335 miliardi di euro.

 

La crescita rispetto al 2020 è stata significativa e ha riguardato tutti i settori: alimentare (+12,7), metalmeccanico (+27,8), costruzioni (+13,3), chimico (+28,6), tessile (+30,4%), cartario/grafico (+25,4%). I gruppi hanno registrato un +31,5%. E’ interessante ricordare che nei dodici mesi precedenti tutti i settori, ad eccezione dell’alimentare, avevano subito un calo di fatturato.

 

In generale 96 società su 107 hanno registrato una crescita dei ricavi. Nello stesso periodo il Pil provinciale è aumentato del 6,9%. E’ interessante notare infine il paragone con il 2019, anno precrisi. I due terzi delle aziende del campione hanno registrato fatturati in crescita rispetto al 2019.

 

Utile. Il bilancio complessivo presenta un utile di 279,3 milioni di euro pari al 4,2% del fatturato. Sono in attivo tutti i settori: nel meccanico l'utile netto è del 5,7% del fatturato, nelle costruzioni del 3,6%, nel chimico del 5%, nell’alimentare del 2,2%, nel tessile del 1,6% e nel cartario è del 4%, i gruppi e le varie sono al 4,6%. Nel 2020 l'entità complessiva degli utili del campione era di 162,5 milioni di euro.

 

Sono 93 le aziende in utile nel 2021, mentre sono 14 quelle in perdita. Importante sottolineare, dunque, che il primo indicatore di redditività, per le aziende del campione, continua a essere positivo migliorando rispetto agli anni precedenti.

 

Il margine operativo delle aziende del campione, differenza tra il valore della produzione e i costi (prima della gestione finanziaria), è stato di 362,3 milioni di euro pari al 5,5% del fatturato; è leggermente migliorato rispetto al 4,7% dell'anno precedente.

 

Per quanto riguarda i diversi settori, il margine operativo è del 2,8% nel tessile, del 2,9% nell'alimentare, del 7,1% nel chimico, del 6,9% nel meccanico e 4,9% nel cartario; i gruppi sono al 6,6%, le costruzioni al 4,4%. In sintesi sono 97 le società con margine operativo positivo, mentre per 10 è negativo.

 

Gli oneri finanziari, complessivamente contenuti in 18,5 milioni di euro, sono praticamente a 0,3% del fatturato; erano lo 0,2% nel campione 2020. Gli oneri finanziari, al netto di alcune situazioni aziendali particolarmente positive, continuano a non essere un problema per la maggioranza delle imprese del campione, in considerazione della media dimensione delle aziende e del buon livello di capitalizzazione: il patrimonio netto delle imprese del campione è di 2,711 miliardi di euro pari al 41% del fatturato, era il 50,4% nel 2020.

 

Il costo del lavoro (retribuzioni, oneri sociali ,Tfr e così via) ammonta a 910,6 milioni di euro pari al 13,8% del fatturato contro il 15,4% del 2020. L’incidenza del costo del lavoro per le aziende trentine resta contenuto e in calo rispetto all’anno precedente. La forte crescita del fatturato, infatti, ha avuto un effetto di contenimento. Nei diversi settori il costo del lavoro oscilla tra il 9,5% del settore alimentare e il 19,2% delle costruzioni; è pari al 14,4% nel meccanico, al 12,2% nel tessile, 17,9% nel chimico, al 13,8% nel cartario, al 12,5% nei gruppi.

Il tasso di profitto (Roe), rapporto tra utile netto e capitale investito dall’imprenditore (patrimonio netto), è stato dell’9,3%, era l’6,3% nel campione 2020. Questo indicatore, dunque, migliora rispetto all’anno precedente e continua a rimanere elevato. Per quanto riguarda i singoli settori il tasso di profitto è al 5% nell’alimentare, al 4% nel tessile, all’11,7% nel chimico, al 8,6% nel cartario e al 12,2% nel meccanico, al 5% nelle costruzioni e al 12,6% nei grandi gruppi. Il dato complessivo per le aziende del campione vede nel 2021 una forte crescita dopo un anno di segno negativo, legato alla pandemia.

 

 

Gli indici di produttività e redditività rimangono significativamente positivi e migliorano rispetto all’anno precedente. In questo contesto incidono situazioni di alcune aziende particolarmente brillanti e altre particolarmente negative.

Il dato medio non rende, però, fedelmente un quadro dove convivono situazioni con forti problemi con realtà di eccellenza. Delle 107 società esaminate 93 hanno fatto utili e 14 hanno chiuso il bilancio in perdita: le aziende in perdita sono 5 nel settore meccanico, 3 nel tessile, 2 nel chimico, 2 nell’alimentare, 1 nel cartario-poligrafico, 1 nei gruppi.

Hanno aumentato il fatturato 96 aziende, mentre per 11 c’è stata una diminuzione dei ricavi; 97 aziende hanno un margine operativo positivo, 10 lo hanno negativo, quindi sono in perdita ancora prima degli oneri finanziari e delle tasse: 1 meccanica, 2 chimiche, 1 del cartario, 1 dei gruppi, 3 del tessile e 2 dell’alimentare. Tutte e 107 le aziende del campione pagano oneri finanziari in misura inferiore al 4% del fatturato.

L'analisi, infine, ha preso in considerazione il confronto del saldo occupazionale nelle aziende del campione, ad esclusione dei gruppi. E il dato su questo fronte è positivo: le imprese hanno avuto un incremento degli occupati pari al 2,9%, per 510 occupati in più. Su 100 aziende (esclusi i gruppi e il caso per cui il dato non è disponibile) in 47 l’occupazione è cresciuta, in 53 è diminuita o è rimasta stabile. Infine la cassa integrazione straordinaria: nel 2021 sono state autorizzate 173.371 ore, in linea con l’anno precedente.

 

"Serve un impegno politico forte anche della Provincia. Non possiamo non constatare, invece, come la Giunta vada nella direzione opposta a quella di sostenere contrattazione e rafforzamento delle retribuzioni. Nella riforma della legge 6 l’assessore Spinelli ha scelto di non vincolare gli sgravi fiscali per le imprese al rispetto dei contratti firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, aprendo di fatto ai contratti pirata. Vengono lasciati inoltre sgravi Irap a pioggia per 60 milioni di euro. E’ stata nel contempo eliminata anche la procedura negoziale che di fatto cancella ogni meccanismo di confronto con i sindacati la concessione di contributi pubblici. Così si toglie potere alle lavoratrici e ai lavoratori che saranno più deboli ogni volta che vorranno contrattare condizioni migliorative. Per noi è un fatto gravissimo: una modifica che fa male anche alle aziende oneste che subiranno dumping e concorrenza sleale. Questo vuol dire essere nemici dei lavoratori”, conclude Grosselli.

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