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Vaccini, ecco la strategia dei no-vax per evitare l'esclusione dalla scuola. La battaglia è solo rimandata
Anche i duri e puri hanno preso l'appuntamento con l'Apss ma cercheranno di dilatare i tempi. Zeni: "A gennaio saranno chiare le intenzioni e prenderemo provvedimenti"

TRENTO. Non si tratta di una 'furbata', visto che a consentirlo è la delibera della giunta, ma possiamo dire che la strategia messa in atto dai duri e puri tra i no-vax è un vero e proprio escamotage. Giocando sui rinvii dell'appuntamento per la vaccinazione riescono con facilità ad arrivare all'anno prossimo senza mettersi in regola con la legge Lorenzin.
La Provincia, nei giorni scorsi, ha sparato cifre rassicuranti: "Delle centinaia di bambini 'non conformi' siamo arrivati a pochi casi". Sembra che si contino sulle dita di una mano. Bene, ma si tratta di capirsi su quella definizione, 'non conformi'. Perché per essere 'conforme' non serve essere vaccinato ma basta avere in mano l'appuntamento con l'Azienda sanitaria.
Anzi, basta avere la richiesta inoltrata al Cup, anche se questo non ha ancora fissato la data dell'incontro. Basta questo per poter entrare in classe e non essere lasciati a casa perché non in regola con le vaccinazioni.
Questi comunque i numeri (i dati sono di qualche giorno fa, ma non ci sono stati grandi cambiamenti): nella fascia 0-3 anni i vaccinati sono circa 11.670, quelli contattati dall'Apss 541, quelli che non hanno né la vaccinazione e nemmeno hanno contattato con l'Azienda sanitaria sono circa 800.
Nella fascia 3-6 anni i vaccinati sono 13.800, quelli che hanno contattato l'Apss 1.471, mentre quelli né vaccinati né in contatto più di 300. Questo non significa che tutti questi 'non conformi' siano in questi giorni in classe. Il dato dei pochi casi è corretto, considerato che molti di questi a scuola non ci vanno (non è dell'obbligo).
Tra questi numeri ci sono anche quelli sfuggiti alle anagrafi perché migrati altrove, oppure figli di famiglie che hanno meno accesso alle informazione e si sono trovate all'ultimo a dover contattare il Cup e a breve si rimetteranno in regola.
Ma il dato che deve saltare all'occhio è quello dei tanti che hanno contattato l'azienda sanitaria e attendono l'appuntamento. Sono quasi 2 mila e tra questi ci sono anche i no-vax che hanno giurato che mai e poi mai permetteranno che sulla pelle dei loro figli "si sperimentino i vaccini".
La loro scelta di prendere l'appuntamento non passi come una resa, come la 'vittoria' della legge e della scienza su chi alla legge e alla scienza si è opposto con manifestazioni e petizioni, con presidi e fiaccolate.
Qui nessuno ha vinto, la battaglia è stata solo rimandata a qualche mese, all'anno prossimo addirittura. Fanno così: prendono l'appuntamento per fare in modo che il loro figlio possa andare a scuola, poi al momento della vaccinazione chiedono di essere informati.
E così un appuntamento se ne va, poi ne hanno diritto a un altro, ancora per le informazioni sul vaccino, sui rischi, sulle reazioni avverse, sulle rassicurazioni che l'Azienda deve dare al genitore. Una strategia che se messa in atto da più famiglie rischia di dilatare i tempi.
Poi basta dire che il piccolo ha la febbre, che non è stato bene: la vaccinazione la si fa solo se il piccolo è in salute. E allora un altro appuntamento, ed è facile pensare che a questo punto siamo già a gennaio, forse più in là.
A quel punto sperano che la legge sia abolita, che la Consulta decida di emendarla. Oppure aspetteranno la primavera per ingaggiare altre battaglie, al limite tenendo a casa i figli o tornando in piazza per le proteste contro l'obbligo e per la libertà di scelta.
L'assessore Luca Zeni è consapevole di questo stratagemma. "Ma a gennaio, dopo gli appuntamenti informativi richiesti, sarà evidente chi cerca di sottrarsi all'obbligo vaccinale. A quel punto prenderemo provvedimenti".
Ma l'assessore sembra stufo della lettura che fa passare le vaccinazioni come una coercizione sui cittadini a cui si toglie la libertà di scelta: "La possibilità di accedere ai vaccini, in altre parti del mondo, sarebbe vista come una conquista, come un risultato straordinario delle istituzioni nei confronti della salute pubblica".