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Era stato accusato di violenza sessuale da una giovane trentina. Assolto ventenne afgano

Secondo la ragazza il giovane l'aveva raggiunta in bagno nella biblioteca di via Roma e dopo aver tentato di baciarla le aveva palpato violentemente il seno. Il giudice, però, ha assolto il giovane perché il fatto non sussiste

Di Luca Pianesi - 18 maggio 2017 - 16:46

TRENTO. Assolto perché il fatto non sussiste. L'accusa era davvero pesante: violenza sessuale. L'accusato: un ragazzo poco più che ventenne di origini afgane. L'accusatrice: una ragazza trentina coetanea del giovane. Siamo ad aprile del 2016, circa un anno fa dunque. La vicenda racconta di un ragazzo e una ragazza che si conoscevano di vista. "Ciao", "ciao" e poco altro. Un giorno il giovane, dopo essere stato in biblioteca centrale in via Roma, a studiare, viene raggiunto dalla polizia locale a casa di amici. La ragione? La ragazza, che lui poi sosterrà di aver salutato solo mentre stava uscendo dalla biblioteca e di non aver mai incontrato all'interno, aveva sporto querela contro di lui. L'accusa era che mentre era andata in bagno il giovane afgano l'avrebbe prima raggiunta e poi tentata di baciare sulla bocca palpeggiandole violentemente il seno.

 

Insomma una violenza bella e buona. La giovane è, quindi, andata a denunciare il tutto al bibliotecario, il quale ha poi allertato i vigilantes della biblioteca che hanno chiamato la polizia locale. Il ragazzo è stato identificato e denunciato a piede libero ed è riuscito a tornare, in attesa del processo, in Nord Europa dove vive (pure essendo residente in Italia). 

 

La polizia locale ha condotto le indagini andando anche a recuperare i filmati delle telecamere della biblioteca, che però non sono state di nessun aiuto. Come a poco o nulla sono servite le testimonianze. La ragazza, poi, dopo la querela, non si è nemmeno costituita parte civile nel processo che però è, ovviamente, andato avanti. Ma anche il pubblico ministero Maria Colpani ha chiesto l'assoluzione perché non c'era stata conferma di violenza. L'avvocato del giovane afgano Nicola Zilio ha comunque consigliato al suo assistito di tornare in Italia per dare la sua versione dei fatti e questi oggi si è presentato a spiegare che lui quel giorno era effettivamente in biblioteca, che era andato al bagno, che aveva incontrato la ragazza ma solo fuori dalla biblioteca e che poi serenamente si era diretto verso l'abitazione dei suoi amici. Insomma, una giornata normale e tranquilla come tante altre.

 

Il giudice La Ganga ha quindi dato ragione al giovane assolvendo l'imputato perché il fatto non sussiste. 

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