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Ex carabiniere uccide i figli di 3 e 4 anni a martellate, i vicini: "Una cosa terribile. Vedevamo sempre i bambini coi nonni che gli compravano i biscotti. Erano una bella famiglia ma lui mi faceva paura"
Parla la dipendente di uno dei locali sotto la casa de Le Albere dove è avvenuto il duplice omicidio. "Nel complesso abitano i genitori di lui e venivano sempre qui con i bambini". L'altro vicino: "Li incontravo in strada. Mi sembrava una persona equilibrata". L'uomo s'è suicidato da Sardagna. Nell'auto trovati il cellulare, la giacca e i seggiolini dei bambini

TRENTO. "I bimbi solo pochi giorni fa erano qui che giravano nel negozio. Venivano sempre con i nonni a comprare i biscotti. Prendevano i Casalinghi. E spesso i nonni scendevano apposta per prenderli per i nipotini. E' una tragedia terribile". La voce si rompe e scoppia in lacrime. A parlare è una delle dipendenti del negozio di prodotti tipici Dal Mercante che si trova a Le Albere, a due passi da dove ieri mattina si è consumata la tragedia. L'ex carabiniere in congedo, dal 2014 diventato broker finanziario, Gabriele Sorrentino, forse per problemi finanziari, sicuramente colto da insana follia, in un attimo di ingiustificabile violenza, si è scagliato contro i due figlioletti di 3 e 4 anni e li ha uccisi a colpi di martello nel soggiorno del lussuoso appartamento di via delle Costruzioni, all'ultimo piano di uno dei palazzi del quartiere progettato da Renzo Piano.

A dare l'allarme la moglie Sara, una veterinaria di 35 anni, che è rincasata intorno alle 12. Trovata la porta d'ingresso chiusa a chiave, una volta aperta, si è trovata di fronte l'agghiacciante spettacolo. Il marito, intanto, era salito sul suo Suv, una Volvo D50, e si era diretto a tutta velocità (così hanno riferito testimoni che avrebbero notato la macchina già a metà mattina) a Sardagna. Ha quindi parcheggiato davanti all'Hotel Panorama, lasciando tutto in auto, giacca, cellulare, un cappellino (tutti oggetti poi recuperati dalla polizia scientifica). Dettaglio che non ha lasciato indifferenti quanti sono giunti sul posto: all'interno del veicolo c'erano anche i due seggiolini dei bambini. In un attimo l'uomo si è gettato di sotto togliendosi la vita. Oltre 150 metri di vuoto con vista proprio sul complesso de Le Albere.

I vicini li hanno descritti come una famiglia normale, bella: padre, madre, due maschietti e una figlia più grande, di 16 anni in questi giorni in gita scolastica in Spagna. L'architetto Tellone, uno degli inquilini di un altro appartamento riferisce che li incontrava spesso in strada e di Sorrentino racconta che "era una persona equilibrata" e aggiunge "c'erano questi due bambini che li adoravano" (Vedi il video).
E poi poco distante c'erano i nonni. I genitori di lui. "Stanno proprio qui sopra - racconta la dipendente del negozio Dal Mercante - io, devo essere sincera, vedevo quasi sempre loro. Delle persone anziane e molto carine, a modo. Venivano sempre qui con i bambini. Gli compravano i biscotti Casalinghi. E i bimbi erano vivaci, saltellavano arrivavano fino a qui" e con la voce interrotta dalle lacrime indica con la mano il suo busto per far capire che erano alti meno di un metro. Poi aggiunge: "Anche la signora era carina, salutava sempre. Lui, invece, era ombroso, non mi salutava mai. Era un uomo molto imponente, muscoloso, sempre vestito sportivo. Il suo sguardo mi ricordava quello di un lupo, mi spaventava. La sera li vedevo passeggiare tutti assieme, qui fuori, con il passeggino doppio per i bambini. Facevano sempre lo stesso giro, lui, lei e i tre figli".
Il fatto ha sconvolto tutta la comunità e anche l'arcivescovo di Trento Tisi ha voluto ricordare soprattutto i due innocenti bambini rimasti vittime di questa orrenda tragedia: "Una simile tragedia familiare, con il suo indicibile carico di dolore, toglie il respiro. Troppi interrogativi senza risposta si addensano in ciascuno di noi e fanno piombare in un silenzio incredulo l’intera comunità trentina. Nell'incredulità, siamo uniti. Chiediamo a Dio l’abbraccio, per sempre tenero e paterno, alle piccole vite spezzate. Consolazione per coloro che, improvvisamente, sono lacerati dall'assenza di volti e sguardi indimenticabili. Per ciascuno di noi - conclude Lauro Tisi - il dono di custodire la vita come il talento più prezioso, cogliendo spiragli di luce anche nel buio profondo. Viviamo, quanto più sappiamo sperare e infondere speranza".