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Operazione "Pinocchio", il buttafuori de "Il Gatto e la Volpe" accusato anche di sfruttamento della prostituzione. Gestiva una piazzola su via Brennero
Arrestato anche uno dei due latitanti, si tratta di un 34enne di Crema che riforniva di stupefacenti la piazza trentina.

TRENTO. Nuovi sviluppi nell'operazione "Pinocchio" condotta dai carabinieri di Trento: uno dei due latitanti è stato arrestato, mentre per il buttafuori del locale "Il Gatto e la Volpe" la posizione si aggrava, con l'accusa di sfruttamento della prostituzione.
L'operazione che ha mobilitato 40 pattuglie, 75 carabinieri, le unità cinofile di Laives e il Nucleo Elicotteri con un mezzo AB412 a dare supporto operativo alle forze di terra, si è conclusa ieri con il sequestro di ingenti quantità di droga e con l'arresto di 6 persone, 4 all'obbligo di firma e la segnalazione all'Autorità giudiziaria di 22 persone per detenzione di stupefacenti al fine di spacciarlo.
A questo si aggiunge l'arresto a Crema di uno dei due latitanti. Si tratta di un 34enne di origini albanesi residente a Crema, ritenuto responsabile degli approvvigionamenti di droga della piazza trentina. L'uomo è stato trovato nella sua abitazione dai carabinieri di Crema, inviati sul posto dai militari del Nucleo Investigativo di Trento. Ora è nel carcere di Cremona.
Ma nell’ambito dell’operazione antidroga, presentata ieri dai vertici dell’Arma provinciale, spunta anche un giro di prostitute che dalle indagini sembrerebbero gestito dal buttafuori del locale "Il Gatto e la Volpe". Per questo i militari lo hanno denunciato anche per il reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
Il buttafuori, secondo le indagini, gestiva in forma privata e autonoma una piazzola su via Brennero per far prostituire giovani provenienti dall’Est Europa ed in particolare dalla Moldavia. La 'condotta criminosa' descritta dai carabinieri è quella tipica dello sfruttatore: avrebbe procurato un alloggio, avrebbe fornito vestiti, biancheria e preservativi in abbondanza.
Ma non solo: avrebbe anche accompagnato le ragazze sul posto di lavoro, avrebbe controllato a distanza l’attività di ricezione dei clienti, avrebbe chiesto i rendiconti dell’attività di prostituzione (numero clienti e tariffa applicata), preoccupandosi di coprire le spese e di trarne ricavo suo proprio per fare arrotondare la già florida attività di spaccio ben delineata dall’indagine del Nucleo Investigativo.
Da quello che i carabinieri definiscono come "aguzzino" sono state liberate due ragazze di origine rumena.