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'Vestitevi eleganti, c'era stato detto, perché da quella sera saremmo diventati ricchi'. Tre trentini nella truffa del Madoff del Portogallo, parla un testimone

Per la Guardia di Finanza ad aver truffato 77 vittime (62 tutte in provincia) per 2,5 milioni di euro c'erano anche i trentini Giandonato Fino, Leonardo Sala e Massimiliano Achler. Il racconto di chi ha partecipato a una cena "che serviva più a rassicurare chi già era nel giro che a convincere nuove persone". Si stava pensando, infatti, a una 'strada' tutta italiana

Di Luca Pianesi - 16 settembre 2017 - 07:09

TRENTO. "Dovevamo vestirci in giacca e cravatta. Eleganti, diceva, perché quello sarebbe stato il giorno in cui le cose per tutti sarebbero cambiate. Da lì in poi saremmo diventati tutti ricchi". E' questa la testimonianza di un giovane che circa quattro anni fa ha partecipato a una delle cene che per la Guardia di Finanza servivano a reclutare nuovi partecipanti al giro di scommesse al centro dell'inchiesta Goodsense. Una mega indagine condotta dai finanzieri di Trento in collaborazione con Intepol e forze dell'ordine di altri paesi, non solo europei, che ha portato a scoprire un giro di affari di circa 2,5 milioni di euro solo nel Nord Italia con concentrazione quasi totale in Trentino (62 delle 77 vittime accertate si trovano in provincia). Una mega inchiesta frutto di altre indagini europee che hanno portato, già due anni fa, all'arresto di quello che è internazionalmente riconosciuto come il "Madoff del Portogallo": Jorge Antero Silva Queiroz, indagato, non per 2,5 milioni di euro ma per una truffa complessiva di circa 300 milioni di euro.

 

Ebbene secondo gli inquirenti a Trento, dove il sodalizio aveva aperto anche una delle sei società che servivano alle truffe, c'erano tre trentini. Tre "basisti" locali: Giandonato Fino (57enne immobiliarista residente a Molveno), Leonardo Sala (sessantunenne promotore finanziario nato e residente a Trento) e Massimiliano Achler (quarantasettenne già responsabile di banca, residente a Fai della Paganella ma originario di Mezzocorona). Secondo le indagini sarebbero stati loro il braccio operativo in provincia. I tre, forti anche della loro "rispettabilità" e delle loro competenze professionali, avrebbero convinto, sempre stando al disegno degli inquirenti, le vittime ad entrare in un sistema di scommesse che loro definivano "garantito". Grazie ad un algoritmo investendo dei capitali in una delle loro società si sarebbe riusciti a guadagnare tutti interessi dell'8-10% ogni mese.

 

"Effettivamente questa era la promessa - racconta il nostro testimone che all'epoca dei fatti era stato avvicinato dal passaparola degli scommettitori -. Nel mondo della pallavolo la cosa girava. Era un passaparola ma esclusivo. Fino era una persona molto conosciuta, stimata e, a suo modo, ammirata. Era quello della pellicceria MecGragory's, era quello che portava in Val di Non o in Paganella giocatori di nome, alcuni anche nel giro della Serie A (Fino è stato giocatore, allenatore e presidente di svariate squadre provinciali, dall'Anaune al Molveno alla CasaSebstiano di Coredo ndr). Era uno che s'era fatto da solo e muoveva belle somme. Ebbene la voce che c'era questo sistema 'infallibile' per vincere era arrivata anche a me e per un po' di tempo ho chiesto di poterne sapere di più, magari di entrare anche io nel giro. All'inizio, però, mi è stato detto di no. Penso che anche questo facesse parte della meccanismo. C'era un alone di segretezza, c'era la sensazione di sentirsi parte di un giro esclusivo, per pochi. Solo i più 'furbi' avrebbero potuto arricchirsi in questo modo facile e sicuro, perché basato sulla matematica".

 

"Una sera - prosegue il nostro - mi è stato dato l'ok. Ci aspettava una cena in un ristorante della Val di Non. L'unica cosa richiesta era che dovevamo vestirci eleganti, con giacca e cravatta. Saremo stati una quarantina di persone, da quel che ricordo direi tutti uomini. Mi avevano spiegato che le società portoghesi erano in difficoltà perché in Portogallo le stavano bloccando e quindi si stava pensando a una 'strada' tutta italiana. Quasi subito, però, mi sono accorto che quella serata più che a fare entrare nuove persone serviva a rassicurare quelle vecchie. Fino, che era il gran cerimoniere in quell'occasione, mentre gli altri due indagati non li conosco, ha spiegato che come gli altri presenti aveva investito anche lui molti soldi in quel sistema e quindi lui era il primo che voleva rientrare e guadagnarci. Insomma, era lui stesso la garanzia che c'era da fidarsi. Ha detto che il vestito elegante serviva perché quella sarebbe stata la sera che ci saremmo tutti ricordati negli anni a venire perché avrebbe segnato la svolta. A me sembrava una situazione assurda ma ho fatto finta di niente. Alla fine non mi sono fatto coinvolgere ma tanti del mondo della pallavolo so che ci sono cascati. Alcuni di loro erano persone che stavano bene e quindi rischiare di perdere 5.000/10.000 euro a fronte del potenziale guadagno, molto alto e costante, che veniva promesso con il sistema, per loro, aveva un senso. Molti, infatti, poi, vista la malaparata so che hanno ritenuto persi i loro soldi e non hanno più fatto niente. Nessuna denuncia né altro".

 

E infatti la Guardia di Finanza spiegando i dettagli dell'operazione Goodsense, ha aggiunto anche che i truffati, probabilmente, sono molti di più di quelli per ora venuti alla luce. Il sistema come funzionava? "Dicevano che tramite un sistema di calcolo delle percentuali puntando su certe competizioni sportive da più parti, quindi sia sulla vittoria che sulla sconfitta, a prescindere da come finiva la gara o la partita o la corsa noi guadagnavamo sempre qualcosa di più di quanto perdevamo. E poi ti mostravano un loro sito dove potevi vedere che stavi guadagnando. Il problema - completa il nostro testimone - è che poi i soldi non li tiravano fuori. Accampavano scuse, tipo che le vincite si potevano recuperare solo raggiungendo certe soglie, oppure, com'era accaduto ad altri che conoscevo, era stato detto che tutto era stato bloccato in Portogallo dalle autorità ma che appena si riusciva a dimostrare che ogni cosa era stata fatta in maniera legale le vincite sarebbero state saldate". Così non è mai stato. 

 

Ieri sul Trentino l'avvocato di Fino, Mario Scialla, ha spiegato che "in questa inchiesta Fino è persona offesa. Lui c'ha solo rimesso del denaro. Lui assieme alla sua famiglia. Non discuto dell'inchiesta della Finanza della sua interezza ma so che potremo chiarire quale sia il ruolo del mio assistito. Che è, lo ripeto, quello di vittima, quello di persona offesa". Ed è stato, quindi, smentito dal legale che fino avrebbe fatto il promoter ai ricevimenti e negli alberghi nei quali si cercavano nuovi clienti. Per completezza d'informazione lo specifichiamo. Intanto la sua bellissima villa di Molveno è sotto sequestro preventivo e rappresenta una buona quota di quei 2,4 milioni di euro "immobilizzati" dalla Guardia di Finanza ai tre indagati trentini.

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