Buono pasto, i sindacati: "Questo strumento va aggiornato ma la Provincia lascia tutto al caso, intanto a pagare il conto sono lavoratrici e lavoratori"
I sindacati parlano di una tempesta in arrivo sulla gestione e l'utilizzo di questo strumento. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl: "E' da tempo che evidenziamo la necessità di aumentare il valore del buono pasto, di prevedere una convenzione quantomeno dignitosa"

TRENTO. "Non ci siamo, si continua a non affrontare il problema e tutto è lasciato al corso degli eventi". Queste le parole di Luigi Diaspro (Fp Cgil), Giuseppe Pallanch (Cisl Fp) e Andrea Bassetti (Uil Fpl), sul buono pasto. "Non si risolvono i problemi, salvo poi dover gestire con misure tampone sempre le stesse criticità. Intanto a pagare il conto sono le lavoratrici e i lavoratori. Il cambio di gestione porta un agio dell’8% della ditta di intermediazione e questo produce una salita dei prezzi e alla rinuncia di molti esercenti, non disposti ad accettare il buono pasto".
I sindacati parlano di una tempesta in arrivo sulla gestione e l'utilizzo di questo strumento. "E' da tempo - dicono Diaspro, Pallanch e Bassetti - che evidenziamo la necessità di aumentare il valore del buono pasto, di prevedere una convenzione quantomeno dignitosa".
Un'altra azione, sostenuta con forza dalle parti sociali è l'allargamento delle possibilità di scelta. "Tutte le strutture devono usufruire di questo strumento, ma gli appelli restano purtroppo inascoltati e si rincorrono i problemi".
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl tornano a sollecitare un patto per salvaguardare i lavoratori di tutti i settori, compresi quelli delle Apsp, che a oggi non ne usufruiscono, e il potere d'acquisto, perché un buono pasto di valore dignitoso comporta benefici da più parti, anche nel garantire le convenzioni e nell'opportunità di rafforzare la capillarità delle mense aziendali.
"I ristoranti e le mense - aggiungono Diaspro, Pallanch e Bassetti - aumentano i prezzi per far fronte alle commissioni, la spirale inflattiva è ancora molto forte. Intanto pagano le lavoratrici e i lavoratori, che si vedono erodere il potere d'acquisto da più parti".
I sindacati chiedono di avviare un confronto per affrontare le criticità e trovare soluzioni moderne e sostenibili. "Torniamo a chiedere di aggiornare il valore, fermo dal 2009. Non ci sono solo necessità delle imprese, i lavoratori non possono essere gli unici a restare con il cerino in mano. Comprendiamo le esigenze delle aziende ma non si può ridurre tutto alla marginalità. Questo strumento è troppo poco competitivo in generale. È evidente la necessità di ristrutturare il buono pasto: rafforzando il valore, introducendo cumulabilità, pasti convenzionati, allargando il perimetro per la consumabilità e adeguandolo al costo della vita e potenziando la capillarità delle mense aziendali. Tutte le parti coinvolte possono e devono avere soddisfazione con ricadute positive anche sul sistema economico e produttivo", concludono Diaspro, Pallanch e Bassetti.