Legambiente boccia Trentino e Alto Adige con la bandiera nera per il ddl lupo-orso
La nostra regione è abituata ad essere premiata per la bellezza dei suoi laghi e delle sue montagne ma questa volta ottiene una sonora bocciatura dovuta essenzialmente alla politica

TRENTO. Trentino e Alto Adige bandiere nere per Legambiente. Ebbene sì. La notizia ha del clamoroso, visto che ogni anno sui giornali e nei servizi televisivi il nostro territorio regionale strappa premi e consensi per le sue meraviglie naturali, i suoi laghi, le sue montagne, i suoi borghi ben curati e ordinati. Ma quest'anno le cose sono andate molto diversamente: la Provincia di Trento e la Provincia di Bolzano essenzialmente per colpa dei loro rispettivi assessori all'ambiente, Dallapiccola (che sarebbe anche assessore al turismo) e Schuler, sono state bocciate nel dossier 2018 dell'importante associazione ambientalista che conta su 115.000 soci.
Due bandiere nere (una terza l'ha ottenuta il Comune di Arco mentre ci sono state anche due bandiere Verdi) che, ovviamente, provocano un danno anche d'immagine per il territorio che da sempre punta, dal punto di vista turistico oltre che per promuovere marchi legati ad attività quali l'agricoltura e l'allevamento, sulla salubrità dell'ambiente e il rispetto della biodiversità. Perché è arrivata questa doppia bocciatura? Lo spiega benissimo proprio il dossier: "A proposito di servizi ecosistemici - si legge - ma in negativo in quanto a salvaguardia, vogliamo ricordare come la strumentalizzazione della paura, così in voga di questi ultimi tempi, miscelata con la visione arcaica della natura maligna, rischi di occultare un servizio importante anche se non immediatamente monetizzabile come la tutela della biodiversità. Con la bandiera nera assegnata alle province di Trento e Bolzano vogliamo appunto segnalare questo rischio. Qui si mette in atto non solo una minaccia a discapito delle specie oggetto del ddl provinciale (lupo e orso) ma soprattutto diventa un freno per una crescita culturale in grado di riconoscere il valore fondamentale della biodiversità e della capacità di gestione del “diverso”".
Insomma è il ddl lupo e orso, quello spinto dai due assessori, che dovrebbe permettere alle due province di gestirsi autonomamente (anche con l'abbattimento) la questione grandi carnivori, che arriverà in consiglio proprio nei prossimi giorni a mietere la prima vittima: l'immagine di un territorio abituato ad essere riconosciuto come vicino alla natura e all'ambiente. Un ddl che anche ad osservatori nazionali si mostra per quello che è: "Il disegno di legge di fatto non porta novità concrete, giacché prevede, come doveroso, il parere dell’Ispra e le procedure della Direttiva Habitat, però diffonde un clima di allarme verso i predatori, anziché fare corretta informazione. Di là dei dubbi sulla legittimità di un tal modo di procedere, ci si interroga su quanto questa non sia altro che una mossa elettorale di chi è in cerca di consensi".
Caccia al voto, per Legambiente, che giocherebbe sulle paure ataviche delle persone poco informate. "Il testo - prosegue il dossier sempre riferendosi al ddl - poco coerente con gli indirizzi europei, non aiuta a promuovere comportamenti responsabili da parte di coloro che in quanto cittadini europei dovrebbero collaborare in modo fattivo alla soluzione del problema. In casi come questi le istituzioni, anziché alimentare le paure, hanno il compito di migliorare i meccanismi di coesistenza, reinterpretando in chiave moderna e attuale la convivenza con i grandi carnivori così come accade in quasi tutti i paesi sviluppati, non solo europei. E’ pur vero che il ritorno dei grandi predatori pone gli agricoltori davanti a nuove sfide di adattamento nella gestione delle attività, sfide non facili, tuttavia nel conflitto con gli allevatori la prevenzione è la carta vincente per una convivenza accettabile. In tal senso vanno costruite le azioni sostegno della politica e della società".
E gli esempi da seguire esistono, anche sul nostro territorio. Qui un esempio di quanto è possibile fare.