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Referendum Biodistretto, Acli: "Processo semplicistico e polarizzante, ma l'astensione sarebbe una sconfitta per il biologico"
Divisione in casa Acli: se Acli Terra spinge per l'astenione a causa del mancato coinvolgimento dei contadini nel processo referendario, Acli trentine ha invece accolto le istanze dei suoi membri che guardano al biologico come a una fonte di speranza e di miglioramento e invita tutti a votare "Sì"

TRENTO. Si avvicina sempre di più il Referendum per il Biodistretto in Trentino, ormai mancano meno di dieci giorni al voto, che si terrà il 26 settembre. Molte sono le spaccature che si sono create sull’argomento, separando chi è favorevole al cambiamento proposto e chi invece preferirebbe mantenere lo status quo. Sulla questione intervengono anche le Acli, che negli ultimi anni hanno acquisito un ruolo sempre più importante nello sviluppo dell’agricoltura sostenibile.
In generale le Acli si dichiarano favorevoli a un “ampliamento della base produttiva secondo il metodo dell’agricoltura sostenibile”. Tuttavia non sono d’accordo col processo referendario, considerato “troppo polarizzante” ed appartenente a una “cultura che tende alla semplificazione e alla divisione in poli contrapposti, invece che ad un processo di contaminazione culturale e di valori che per sua natura ha bisogno di tempi più lunghi, di sedimentazioni, cambiamenti di paradigma, formazione ed educazione, confronto e discussioni continue fra tutti gli attori dello sviluppo locale”.
“Il mancato coinvolgimento nel processo referendario della base produttiva – scrivono - e, cosa ancora più grave, di una parte consistente degli stessi agricoltori biologici ha creato una frattura che rischia di vanificare il difficile lavoro di costruzione di una cultura dell’innovazione improntata su un modello di sviluppo sostenibile che per avere successo deve contare sull’appoggio e l’alleanza tra produttori e consumatori”.
Per Acli la scelta migliore sarebbe “un processo di costruzione dal basso dell’agricoltura biologica e di un ponte fra produttori e consumatori nonché un dialogo costruttivo e collaborativo fra imprenditori biologici e coloro che portano avanti il metodo integrato”. Si sarebbe dovuti quindi ricorrere ad altri strumenti rispetto al Referendum, “promuovendo azioni formative diffuse, agendo dal basso e incentivando la strada del dialogo e del confronto con coloro che la pensano diversamente”.
“Il fatto è, e lo vogliamo ribadire con chiarezza assoluta, che i cambiamenti in agricoltura, anche quelli più dirompenti e rivoluzionari, non si possono fare senza la partecipazione ed il consenso dei contadini”, sottolineano le Acli.
Proprio per questo motivo le Acli Terra spingono per non partecipare alla campagna referendaria e sollecitano la propria base associativa a non partecipare al voto. Diversa la storia per le Acli trentine, movimento composito e pluralista che, sebbene non sia d’accordo col metodo del Referendum, ha accolto le istanze dei moltissimi dirigenti di Circolo, cittadine e cittadini e consumatori che, da un punto di vista esterno rispetto al mondo della produzione ed indipendentemente dalle dinamiche che hanno portato alla scelta referendaria, guardano al biologico come a una fonte di speranza e di miglioramento della situazione attuale.
“Per questi motivi – concludono -, e pur comprendendo le ragioni della componente rurale della nostra Associazione, le Acli trentine ritengono che un’eventuale vittoria dell’astensione rappresenterebbe una sconfitta per tutti coloro che credono nel biologico e nella necessità di adeguare le politiche agricole provinciali, nonché la ricerca, la formazione e l’accompagnamento delle imprese verso la conversione a questo sistema produttivo sostenibile”. Di conseguenza “invitiamo tutte le cittadine ed i cittadini a recarsi alle urne domenica 26 settembre e a votare Si al quesito per l’istituzione di un Distretto biologico trentino”.