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Addio a Germano Celant, il coronavirus porta via a 80 anni il padre dell'Arte povera


Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Un insegnamento di Germano Celant che il 29 aprile al San Raffaele di Milano si è spento. Il coronavirus non guarda in faccia a nessuno.
Un uomo senza età lo storico e teorico dell’arte più autorevole nel mondo del contemporaneo. Originario di Genova il critico ha assunto cariche prestigiose, dal 2015 poi, era Soprintendente artistico e scientifico di Fondazione Prada, Milano e Venezia.
Celant ha dato un contributo ineguagliabile per risolvere i dubbi che solitamente emergono osservando un’opera d’arte contemporanea. Tra arte povera e cultura americana con la collaborazione del Guggenheim di Bilbao, ha presentato splendidamente il 12 ottobre 2019 al Mart di Rovereto l’artista minimalista amico Richard Artschwager, morto nel 2013.
Un’ottantina di opere esposte in, parole del curatore “un labirinto aperto”. Il critico ha saputo evidenziare nelle sale, le opere dagli anni sessanta ai primi decenni del duemila dell’artista che gioca con i materiali comuni del momento, formica e nylon tra apparenza ed essenza.
Si riflette sulla dualità del vedere e del toccare che non si può mescolare specialmente ora dove i luoghi della vita quotidiana sono stravolti. Lo stile determinato e originale di Celant ha lasciato un segno indiscutibile. Il futuro dei musei, delle gallerie d’arte, dei luoghi artistici che producono cultura è incerto. C’è bisogno di menti creative e non solo, per riproporre l’arte, diceva Celant “un’avventura continua”.