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Aveva creato una "pedomessa" con immagini di Yara Gambirasio. Nella rete della polizia postale di Trento anche l'orco riminese
La notizia, battuta in queste ore e ripresa da molti quotidiani, che qualcuno ha anche ricondotto a nuove svolte nell'indagine sulla morte della ragazza di Brembate in realtà ha qualche settimana e le immagini ritrovate sarebbero quelle che hanno già usato tg e giornali in questi anni

TRENTO. Nessun tipo di materiale pedopornografico. In queste ore sta circolando la notizia che dall'inchiesta della polizia postale del Trentino Alto Adige, coordinata dalla Procura di Trento, denominata 'Black Shadow', che ha portato all'arresto di 10 persone e a 48 indagati per pedopornografia, sarebbero emerse anche "foto oscene" di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate (Bergamo) uccisa nel 2011 (secondo la sentenza di primo grado, da Massimo Giuseppe Bossetti, riconosciuto come unico colpevole e condannato, per questo, all'ergastolo).
Ebbene c'è addirittura qualche giornale, anche nazionale, che grida alla "svolta" nel caso di Brembate o al "materiale esplosivo". In realtà la notizia è datata fine settembre e, come conferma la stessa polizia postale di Trento, non vedrebbe far emergere nessun tipo di nuova immagine o "svolta" legata al caso della povera Yara. Quel che è stato scoperto nel computer di uno degli uomini arrestati durante l'inchiesta 'Black Shadow' (un impiegato riminese, D.P. le iniziali) è un dossier con all'interno una quarantina di foto della tredicenne di Brembate, ma prese da internet. Foto viste e riviste, usate da giornali e tg. La "novità", se così si può dire, sarebbero le frasi blasfeme e sconce associate a queste immagini. Vi sarebbero filastrocche di stampo pseudo religioso, delle preghiere con sconcezze irripetibili che rimandano al nome di Yara.
Una sorta di manuale per il rito della "pedomessa". "Quasi 40 pagine piene di sue fotografie - scriveva il Resto del Carlino il 30 settembre - associate a filastrocche blasfeme che alle parole delle preghiere più tradizionali sostituivano nefandezze. Il segno di una fantasia talmente malata che è quasi impossibile da raggiungere".