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Coronavirus, "100 milioni all'anno in meno senza gli studenti". L'economia di Trento 'KO', i rappresentanti: ''La Pat intervenga con degli aiuti''
Le lezioni all'Università sono iniziate il 14 settembre e sono 5 mila gli studenti che non hanno fatto ritorno in città dopo il lock-down. Le rappresentanze studentesche: "Chiediamo innanzitutto alla Provincia Autonoma di Trento di riconvocare un tavolo ufficiale che costituisca veramente una piattaforma di scambio, discussione e trattativa tra le parti coinvolte"

TRENTO. L’impatto economico dei quasi diecimila studenti fuorisede dell’Università sulla città di Trento ammonta a poco più di 100 milioni di euro all’anno. L’allontanamento di migliaia di studenti da aprile 2020 sta già arrecando danni economici devastanti in una città che deve ripartire dopo un lungo lockdown.
Interi settori e moltissime attività economiche presenti a Trento e che negli anni hanno beneficiato di questo grande afflusso oggi si trovano senza più nulla e il futuro non è per nulla positivo. A lanciare l'allarme sono i rappresentanti degli studenti e dalle associazioni di rappresentanza con una lettera, sottoscritta da diverse esercenti dalla città, che è stata spedita alla Provincia ed è rivolta anche ai candidati sindaco di Trento affinché prendano una posizione.
“Tempo fa – ci spiega Edoardo Meneghini, presidente del Consiglio degli Studenti – all'inizio della quarantena avevamo richiesto l'istituzione di un tavolo per confrontarci con le istituzioni e con le varie realtà cittadine per evitare questa situazione. Siamo stati convocati solo una volta e poi, pur avendo più volte richiesto un nuovo incontro, nessuno si è fatto più sentire”.
Purtroppo i mesi sono passati e a causa sia del lockdown che della paura di contagi moltissimi studenti universitari hanno deciso di disdire i contratti degli appartamenti per rimanere a casa e frequentare quindi attraverso lezioni online i corsi. La situazione è esplosa in tutta la sua gravità a settembre. Dal 14, infatti, sono iniziate le lezioni universitaria ma la presenza di studenti in città è solo ormai un lontano ricordo.
“Il sostegno necessario in questi mesi agli studenti e alle studentesse universitari/e non vi è stato – spiegano le rappresentanze studentesche - né da parte della Provincia Autonoma di Trento, né dallo Stato italiano. Nonostante gli esempi delle Regioni Emilia-Romagna e Lazio, che si sono impegnate a sostenere economicamente i/le fuorisede, a Trento i provvedimenti sono stati molto limitati ed insufficienti, rispetto alla portata del problema”.
A livello nazionale qualcosa, poco, si è fatto con la possibilità di rimborso dei canoni pagati durante il periodo di lockdown per gli studenti e le studentesse fuori-sede con Isee inferiore a 15mila euro, vincolando 20 milioni di euro del Fondo per il sostegno alla locazione a tal proposito. In altri casi le Regioni si sono mosse con provvedimenti ad hoc con “Bonus Affitto”, o sospendendo il canone di locazione per gli studentati dell’ente per il diritto allo studio, o tramite l’erogazione di fondi speciali alle Amministrazioni Comunali, affinché queste possano coprire parte delle spese.
In Trentino tutto questo è mancato o comunque gli interventi messi in campo non sono stati abbastanza. Se da un lato gli studenti con la lettera sottopongono ai candidati sindaco di Trento il problema dall'altro chiedono alla Provincia di intervenire immediatamente prima che l'economica della città collassi.
Due le strade che vengono proposte e si dovrebbero mettere in campo nel breve periodo. La prima è un incentivo ai proprietari, ovviamente con contratto regolare e che affittano a studenti, che potrebbe essere tradotto in una esenzione fiscale. La seconda strada da percorrere è quello di un supporto agli studenti maggiormente colpiti dalla crisi economica dovuta alla pandemia con un sostegno a seconda dei parametri di reddito.
“Sono interventi che erano stati richiesti anche nella prima e unica volta che era stato convocato il tavolo – conclude Meneghini – ed ora serve fare qualcosa velocemente perché la situazione è grave. Occorre farlo per gli studenti e per la situazione economica della città”.