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Coronavirus, l'allarme degli impianti sciistici: ''In tanti rischiano di non riaprire più. Servono indennizzi''. Migliaia di famiglie in situazione drammatica
L'allarme è stato lanciato da Anef. Le aziende sono state completamente bloccate e impossibilitate a lavorare fin dal 10 marzo 2020 e a dicembre 2021 arriveranno a 21 mesi senza ricavi, a fronte di costi strutturali che superano, a livello aggregato, i 600 milioni di euro annui

TRENTO. Tante imprese sono a rischio chiusura e ci sono oltre centomila lavoratori, tra fissi e stagionali, in tutto l’indotto che sono ancora senza alcun sussidio economico, la maggior parte residenti nelle vallate di montagna”. E' l'ennesimo grido di aiuto quello che viene lanciato dall'associazione nazionale degli esercenti funiviari.
L’associazione, attiva da quasi 50 anni, rappresenta, in termini numerici e di fatturato, oltre il 90% delle imprese attive in Italia. Le aziende sono state completamente bloccate e impossibilitate a lavorare fin dal 10 marzo 2020 e a dicembre 2021 arriveranno a 21 mesi senza ricavi, a fronte di costi strutturali che superano, a livello aggregato, i 600 milioni di euro annui.
La richiesta che arriva da Anef è quella di misure urgenti e di indennizzo commisurate al danno subito dalle società funiviarie – riprendendo i discorsi già avviati nei mesi scorsi – a tutela di tutta la filiera turistica montana e dei suoi lavoratori.
Le aziende associate generano un fatturato aggregato annuo che, in media, supera gli 1,1 miliardi di euro (di cui circa 850 milioni di euro dalla sola attività di vendita dei titoli di transito), e un indotto a favore del sistema socio economico territoriale calcolato tra 7 e 10 volte.
La categoria è ferma dal 10 marzo 2020, in ragione della scelta, peraltro comprensibile, di limitare la mobilità dei turisti e di evitare qualsiasi occasione di assembramento. “I continui spostamenti delle date di apertura, prima annunciate e poi annullate con ben 7 rinvii in 3 mesi – viene spiegato da Anef - hanno comportato, oltre alla profonda delusione di tutti gli operatori, enormi disagi organizzativi e pesanti costi di preparazione, che ora compromettono la sostenibilità aziendale”.
I gestori delle aree sciabili infatti, avendo completamente perso ogni occasione di ricavo per la stagione invernale 2020-2021, si stanno trovando in una situazione di grave difficoltà, per la necessità di continuare a sostenere gli ingenti costi fissi, senza poter contare su alcuna prospettiva di incasso da oggi fino a dicembre 2021. In totale saranno 21 mesi senza ricavi, a fronte di costi strutturali che superano, a livello aggregato, i 600 milioni di euro annui.
Ora che il Governo presieduto dal professor Mario Draghi ha completato le procedure di insediamento, Anef “conferma la propria totale disponibilità a collaborare e chiede di agire con urgenza e tempestività, riprendendo il lavoro già fatto, così da garantire a tutti gli operatori della montagna il giusto indennizzo, più volte promesso”.
L’urgenza è motivata dal fatto che non può essere sottovalutato, oltre al rischio di chiusura di molte società, il probabile blocco degli investimenti in nuovi impianti e tecnologie, solitamente realizzati nel periodo estivo (150 milioni di euro a livello nazionale nel solo 2020) con conseguente perdita di competitività rispetto ai concorrenti stranieri.
E non può essere ignorata anche la situazione dei lavoratori: sia fissi, circa il 35-40% del totale, per i quali sarà necessario prevedere il prolungamento della cassa integrazione, ma soprattutto dei 10.000 lavoratori stagionali (che diventano 90.000 se valutiamo l’indotto). “Attualmente – spiega ancora Anef - tutte queste persone, per lo più residenti nelle vallate di montagna, risultano prive di qualsiasi ammortizzatore sociale o altra forma di sostegno al reddito. Dare un segnale di speranza a queste famiglie, per evitare una grave crisi sociale e la perdita di importanti competenze professionali maturate in molti anni di attività (macchinisti, piloti dei mezzi battipista, tecnici degli impianti di innevamento programmato, soccorritori, ecc.) è una priorità assoluta”.