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Coronavirus, la Baviera appoggia l'Italia sulla chiusura degli impianti. L'Austria pronta a chiedere alla Ue l'80% dei proventi come ristoro
La decisione del governo italiano e la richiesta di un fronte comune Ue agita l'Europa. La Slovenia si prepara, ma attende misure restrittive a Lubiana. Francia e Germania in stand-by. La stagione in Svizzera è già partita

ROMA. Lo stop all'industria delle neve per fronteggiare la diffusione dell'epidemia Covid-19 a Natale e Capodanno agita l'Europa. L'annuncio del governo è che fino alla fine di gennaio le stazioni sciistiche restano chiuse per evitare la propagazione del contagio come avvenuto a marzo scorso oppure a Ferragosto. Il premier Giuseppe Conte ha però evidenziato che ci deve essere un indirizzo comune a livello di Unione europea: inutile che l'Italia si fermi, se gli altri Paesi invece proseguono le attività.
Il presidente del Consiglio ha, infatti, avuto un colloquio con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per parlare delle possibilità di vietare le attività sciistiche.
L'Austria non condivide l'iniziativa italiana e l'intenzione è quella di aprire le piste da sci secondo il protocollo che vieta gli après-ski, se però l'Europa dovesse orientarsi per una restrizione generalizzata la richiesta è chiara: un ristoro dell'80% dei proventi, una misura in linea con quanto prevede Vienna in termini di risarcimenti agli esercizi commerciali chiusi.
Molto possibilista la Baviera che appoggia l'ipotesi italiana ma serve un accordo europeo per un indirizzo chiaro e per mantenere aperte le frontiere. Il fronte però è ancora inevitabilmente frastagliato: la Francia decide entro 10 giorni se aprire la stagione, la Germania è in stand-by. La Svizzera invece è già partita, mentre la Slovenia si prepara all'inverno e le varie prenotazioni sono attive, ma Lubiana valuta alcune misure restrittive contro il contagio.