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“Dammi 1300 dollari in Bitcoin o diffondo i tuoi video mentre ti masturbi”, la mail-ricatto è arrivata anche in Trentino
L’allarme è stato lanciato da una pagina social che ha raccolto diverse segnalazioni dello stesso tenore: molti trentini infatti, sono stati contatti da un fantomatico hacker che sostiene di essere in possesso di video compromettenti. Ovviamente per non diffondere le immagini il truffatore pretende di essere pagato

RIVA DEL GARDA. “Posso controllarti in qualsiasi momento sul tuo schermo, accendendo la tua telecamera e il tuo microfono, senza nemmeno che te ne accorga”, è questa la minaccia contenuta in una mail che in questi giorni è stata recapitata a molti trentini con l’obiettivo di estorcere loro del denaro.
A lanciare l’allarme è stata la pagina Facebook “Social Active Riva del Garda”, gestita da Salvatore Calabrese che ha raccolto diverse segnalazioni: “Si tratta di un vero e proprio ricatto – spiega – per costringere gli utenti a pagamenti forzosi. In realtà è un bluff per cui non pagate perché non esiste nessun virus né tanto meno video compromettenti”.
Infatti, il truffatore sostiene di poter accedere liberalmente ai computer degli utenti che hanno ricevuto la mail, di poterli controllare e di averli ripresi durante l’atto di masturbarsi mentre si trovavano su un sito web per adulti. Poi ovviamente la minaccia: “Con un semplice clic del mouse possono inviare questo video a tutti i tuoi social network e contatti e-mail”. Infine il ricatto vero e proprio: “Per evitare che tutto questo accada devi semplicemente trasferire bitcoin del valore di 1300 dollari al mio indirizzo”.
Per aumentare le probabilità di far cedere le vittime viene anche dato un ultimatum di 48 ore, entro le quali se non sarà effettuato il versamento il presunto hacker diffonderà i video compromettenti. Questo tipo di truffe è molto diffuso e fa leva da un lato sulla paura degli utenti di essere messi alla berlina, dall’altro sulla scarsa conoscenza dei sistemi operativi. Il consiglio in questi casi è sempre quello di rivolgersi alle forze dell’ordine, infatti pagare potrebbe non bastare perché a quel punto il truffatore, capendo di trovarsi in una posizione di vantaggio, potrebbe alzare le richieste chiedendo altri soldi.