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Inferno a Beirut, più di 100 morti e 4000 feriti. Le autorità: "Evacuate la zona, l'aria è tossica"
Si lavora incessantemente nella capitale libanese per cercare i superstiti della terribile esplosione partita da un deposito di nitrato d'ammonio, nelle vicinanze del porto. Le autorità del Paese mediorientale ancora non si sbilanciano, mentre da Washington arriva la perentoria affermazione del presidente Trump: si tratterebbe di un attentato

TRENTO. Sarebbero almeno 100 i morti, 4000 i feriti dopo la forte esplosione che ieri ha travolto la capitale libanese Beirut. Filmata da diverse prospettive, la deflagrazione aveva scaraventato al suolo gli autori dei video, come testimoniato da questo pubblicato anche dal nostro giornale, oltre ad infrangere gran parte dei vetri della città. Alla base dell'episodio, secondo il primo ministro Hasan Diab ci sarebbe l'incendio di un deposito di 2750 tonnellate di nitrato d'ammonio, raccolto in un magazzino del porto della città dopo il sequestro da una nave avvenuto qualche anno orsono.
Il bilancio, probabilmente ancora parziale, parla come detto di un centinaio di morti, mentre nell'enorme numero di feriti ci sarebbero anche due militari italiani, presenti con la missione internazionale e comunque lesionati in maniera non grave. La violenza dell'esplosione, ad ogni modo, è stata tale da essere sentita fino a Cipro, isola a circa 200 chilometri ad ovest della capitale libanese.
Le cause dell'incendio rimangono incerte. Se da parte delle autorità libanesi non è ancora stata avanzata alcuna ipotesi, con l'esercito dispiegato nella zona per lavorare al recupero di eventuali superstiti e delle vittime, dall'altra da Washington arrivano chiare indicazioni sulla natura dell'episodio: a detta del presidente statunitense Donald Trump, infatti, la natura dell'esplosione di Beirut sarebbe da attribuire non ad un incidente bensì ad un attentato.
Da parte delle autorità è arrivato l'invito a non uscire dalle abitazioni o a lasciare la città. Le esalazioni dei fumi tossici potrebbero infatti creare problemi respiratori.

Da alcuni rappresentanti delle autorità è sorto il comprensibile interrogativo su cosa ci facesse in una zona tanto abitata un deposito di questo materiale, estremamente pericoloso. La deflagrazione, tra l'altro, giunge a qualche giorno di distanza da una serie di incidenti al confine tra Libano e Siria tra i soldati israeliani e gli attivisti di Hezbollah, l'organizzazione paramilitare libanese. Sia Israele che il partito sciita hanno negato qualsiasi coinvolgimento.
L'incidente ad ogni modo avviene a pochi giorni dalla sentenza in Tribunale sull'omicidio del premier Rafik Hariri, avvenuto nel 2005 e prevista per questo venerdì. La tragedia si va ad aggiungere ad una situazione complessivamente già travagliata di un Paese da sempre sul filo del conflitto etnico e vessato da una pesante crisi economica.