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Indagato per maltrattamenti in famiglia cerca di avvicinare l’ex compagna: 35enne finisce in carcere
Il 35enne, accusato di maltrattamenti in famiglia, è finito in carcere perché nonostante il divieto era tornato dall’ex. I carabinieri: “I reati di violenza di genere sono una priorità, siamo impegnati ogni giorno nel contrasto a questa tipologia di crimini”

TREGNAGO (VR). Alcuni giorni fa, più precisamente il 22 settembre, la pattuglia della Stazione carabinieri di Tregnago ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, in sostituzione del divieto di avvicinamento alla parte offesa, nei confronti di un 35enne, italiano residente a Verona, indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia ai danni della ex compagna. Il provvedimento è scaturito perché l’uomo ha violato le prescrizioni che gli erano state imposte dal Tribunale di Verona, tra cui quella di non avere più contatti con l’ex.
“I reati di violenza di genere – si legge nel comunicato – sono una priorità per il Comando Provinciale di Verona e per tutta l’Arma dei Carabinieri, impegnata ogni giorno nel contrasto a questa tipologia di crimini”.
Oltre alla quotidiana attività di repressione di questi fenomeni, l’Arma pota avanti una serie di iniziative per migliorare l’attività di prevenzione, il sostegno alle vittime e la formazione del proprio personale.
Già a partire dal 2014 i carabinieri si sono dotati della “Rete nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere”, con il compito di sostenere i reparti sul territorio nello sviluppo delle indagini, raccordandosi con la Sezione Atti Persecutori per un compiuto apprezzamento dei casi. Altra iniziativa è quella dell’allestimento all’interno delle caserme dell’Arma, di locali idonei all’ascolto protetto di donne e minori vittime di violenza, nell’ambito del progetto “Una stanza tutta per sé”.
Infine, dopo un proficuo periodo di sperimentazione, nel 2021 è stato ufficialmente attivato l’impiego di un nuovo strumento a supporto nel contrasto alle violenze domestiche e di genere, soprattutto nella delicata fase di primo intervento. Si tratta dell’applicativo interforze “Scudo”. Il programma consente la consultazione di dati, integrando i sistemi operativi multimediali e informativi già in uso e permetterà di rendere ancora più efficaci gli interventi degli equipaggi nei confronti di vittime di liti o violenze, anche nei casi in cui non sia stata proposta denuncia o querela.
In tal modo vengono costantemente monitorati tutti quegli episodi rientranti nel cosiddetto “codice rosso”, non sempre caratterizzati da particolari gravità o aggressività, come le liti verbali, ma che, attraverso una condotta abituale, potrebbero assumere rilievo penale e diventare atti persecutori o maltrattamenti ai danni di familiari o conviventi.
Il consiglio che viene rivolto alle donne vittime di violenze, è quello di denunciare, già dal primo episodio, i fatti alle Autorità competenti, anche utilizzando il numero 1522, servizio pubblico gratuito e attivo 24 ore su 24, nonché di rivolgersi a tutti quei presidi socio-assistenziali e culturali che offrono accoglienza, consulenza, ascolto e sostegno alle donne, anche con figli, minacciate o che hanno subito violenza, al fine di scongiurare una escalation che in alcuni casi potrebbe anche giungere a conseguenze drammatiche.