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A Trento sono 200 i migranti in attesa di entrare nel sistema dell’accoglienza: molti dormono in strada. Canestrini: “I posti letto sono tutti occupati”
Gli ultimi arrivati dalla Rotta balcanica si accampano dove posso, sotto i ponti o negli anfratti nella città. Il coordinatore del Centro Astalli: “La Questura è disponibile a velocizzare le pratiche per le domande di asilo ma serviranno nuovi posti letto”

TRENTO. Si sono accampati sotto il ponte di San Lorenzo che divide il centro di Trento da Piedicastello, uno dei quartieri storici del capoluogo. Sono arrivati da un paio di giorni dopo aver attraversato la Rotta Balcanica. A chi chiede loro cosa ci fanno in Trentino rispondono che sono qui per cercare un lavoro perché da dove vengono, il Marocco, non ci sono possibilità. I due giovani non sanno a chi rivolgersi e le prossime notti le passeranno sicuramente per strada.
“Sono circa 200 le persone che hanno fatto domanda per avere accesso a Casa San Francesco perché non hanno un posto dove stare” afferma Stefano Canestrini, coordinatore del Centro Astalli Trento. Sono numeri in crescita rispetto alla prima metà di agosto quando c’era una lista d’attesa di circa 160 migranti.
“Ciò non significa che ci siano necessariamente 200 persone che vivono in strada perché alcune di queste potrebbero aver deciso di spostarsi dal momento che le loro richieste non vengono evase. Anche questo però – sottolinea Canestrini – è indicativo del problema perché non è possibile che una persona decida di rivolgersi altrove nel momento in cui in Trentino non riesce a formalizzare la domanda di asilo”.
Infatti una delle principali criticità denunciate anche da realtà come l’Assemblea antirazzista riguarda la lentezza riscontrata dai richiedenti asilo nel vedersi esplicare le pratiche burocratiche per la domanda di asilo, tramite la quale si ha diritto a essere inseriti in un progetto di accoglienza.
“Abbiamo appreso della disponibilità da parte della Questura di mettere in campo le risorse per velocizzare le pratiche che riguardano le domande di asilo”, dice Canestrini che ricorda come in questo periodo, con lo stesso personale, si sia dovuto far fronte anche alle richieste legate all’arrivo dei cittadini ucraini in fuga dalla guerra.
A questo punto però secondo il coordinatore del Centro Astalli potrebbe aprirsi un altro problema: un’eventuale accelerazione delle pratiche burocratiche deve essere necessariamente seguita da un aumento dei posti letto per l’accoglienza che è in capo al Commissariato del Governo che in Trentino si muove di concerto con la Provincia.
“Serve un ulteriore passaggio da parte del Commissariato del Governo per capire come intende mettere a regime nuove progettualità di accoglienza”. Come osservano dal Centro Astalli l’accordo fra Provincia e Commissariato del Governo (rinnovato annualmente) prevede di mettere a disposizione dell’accoglienza 600 posti letto “che al momento risultano praticamente tutti occupati”. Per questo di fronte a nuove domande la disponibilità andrà aumentata.
Di una cosa però Canestrini è certo: il Trentino ha gestito numeri anche maggiori. “Sia tra il 2014 e il 2018, con gli arrivi dalla rotta del Mediterraneo, eravamo arrivati ad accogliere fino a 1.600 persone. Oggi non siamo di fronte ad ingressi in massa e il Trentino aveva dimostrato di saper gestire il fenomeno anche con numeri ben maggiori, ora però è arrivato il momento di aumentare i posti letto nei progetti di accoglienza”.
Il problema è che dal 2018 la Giunta leghista ha fatto di tutto per smantellare il sistema di accoglienza trentino, lo stesso che adesso si trova sotto pressione. Inoltre con l’arrivo dell’inverno potrebbe aumentare il flusso di profughi in fuga dall’Ucraina ma gli enti del settore sono comunque ottimisti: “Abbiamo già gestito gli arrivi nella prima fase della guerra, riusciremo a far fronte anche ai nuovi ingressi”.