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Olimpiadi 2026, Torino propone le sue strutture ferme da anni per bob e salto con gli sci e rilancia per il pattinaggio e in Trentino più d'uno spera
Nella conferenza stampa di fine anno il sindaco del capoluogo piemontese ha detto di essere pronti ad ospitare le gare anche perché dopo le Olimpiadi del 2006 ci sono strutture costate milioni che non sono praticamente mai state utilizzate e che nel 2023 dovranno o essere smantellate o rilanciate in qualche modo. Intanto i costi per ogni opera sono lievitati di circa il 40% quindi i dubbi sia per Piné che per Cortina sono tanti e nella cittadina bellunese già si pensa a un villaggio olimpico ''mobile'' da eliminare dopo l'evento

TRENTO. La speranza è tutta per Torino che da più di un decennio si ritrova con delle strutture inutilizzate, costate milioni di euro, monumenti allo spreco di risorse pubbliche. Ma in molti sperano anche in Trentino che alla fine la Provincia possa risparmiare quel salasso da almeno 70 milioni di euro che si chiama Ice Rinke di Piné da costruire in fretta e in furia, in poco meno di 3 anni, con costi di gestione futuri e futuribili a carico del pubblico. In questi giorni di fine anno si rincorrono le voci di un possibile reinserimento di Torino nella corsa alle Olimpiadi del 2026.
Sulla stampa nazionale sono uscite le dichiarazioni del sindaco della città della Mole, Lo Russo che si è detto pronto ad accogliere alcune delle competizioni che sarebbero destinate al Trentino e a Cortina, dal salto con i trampolini al pattinaggio passando per il bob. D'altronde, come noto, per le Olimpiadi del 2006 vennero realizzati i trampolini olimpici di Pragelato (costo dell'operazione 34,3 milioni di euro e fermi dal 2008), l'impianto del Freestyle di Sauze d'Oulx (costo 9 milioni di euro, chiuso dopo 6 giorni di attività e smantellato nel 2012) e la mitica pista da bob di Cesana costata 110 milioni di euro e rimasta in funzione fino al 2012 dopo aver ospitato grosso modo una ventina di eventi, olimpiadi comprese.
Le opere che ancora esistono sono lì a prender muffa e, quindi, non stupisce l'appello del sindaco di Torino e della Regione Piemonte a ''tornare'' a utilizzare quelle strutture che necessiterebbero di qualche milionata ancora per essere rimesse a nuovo, ma certamente costerebbero molto meno che i trampolini di Predazzo, la nuova pista da bob di Cortina e l'Ice Rink di Piné. Quest'ultima, poi, è la vera ''carta'' da giocare in casa piemontese. A Torino esiste l'Oval del Lingotto che ha già ospitato il pattinaggio alle olimpiadi del 2006, è tutt'ora in funzione e con una messa a nuovo da 14-15 milioni di euro (secondo il dossier del 2018 con cui Torino a cercato di affiancare Milano e Cortina nella candidatura presentata al Cio si parlava di 10 milioni che per La Stampa sarebbero lievitati a 14 a causa dei rincari delle materie prime e dell'energia) sarebbe pronto a una nuova kermesse a cinque cerchi.
Insomma, certamente si risparmierebbe parecchio e si potrebbe anche dormire sonni più tranquilli perché l'opera già esiste, si tratterebbe solo di riqualificarla, mentre a Piné c'è da costruire un'astronave e siamo ancora fermi ai progetti preliminari e ai finanziamenti sulla ''carta''. Del cantiere, anche se mancano solo 3 anni, ancora non si ha notizia. Un ritardo che sembra soffrire anche Cortina per la sua pista da bob, sempre in discussione e al centro della polemica politica con spinte che vorrebbero portare le gare addirittura a Innsbruck.
In un quadro di insieme, di vision nazionale, probabilmente non ci sarebbero dubbi su a chi dare la precedenza tornando a utilizzare strutture ferme da anni e andando a risparmiare molte risorse pubbliche anche negli anni a venire. Ma in Italia, si sa, prevalgono i campanili e quindi la partita è aperta, anzi forse già chiusa a favore dei territori che hanno avuto le assegnazioni quando era il momento di ottenerle (Predazzo con i suoi trampolini è già a buon punto con lavori già partiti). Ora si ritrovano a fare i conti con i costi (che tra l'altro sono sempre ingentissimi per manifestazioni di questo genere e tendono ad aumentare con l'avvicinarsi degli eventi) che sono schizzati di circa un 40% in più del preventivato e una spinta, anche di popolo, non proprio carica di entusiasmo.
Basti pensare che a Cortina si pensa a un villaggio olimpico smontabile da far scomparire al termine della manifestazione, quasi fosse un ricordo da dimenticare. Mentre un tempo il business dei villaggi olimpici era uno dei più ghiotti e interessanti da lasciare ai posteri a imperitura memoria. La notizia che Torino è disponibile a ospitare il pattinaggio è stata data dal sindaco nella conferenza stampa di fine anno durante la quale ha chiarito che ''per ora non sono arrivate richieste formali, ma qualora dovessero verificarsi ritardi non colmabili in altri modi e l’organizzazione di Milano-Cortina dovesse averne bisogno noi metteremo a disposizione del Paese il nostro patrimonio''.
''Abbiamo avviato un’interlocuzione con Pragelato e Cesana per i trampolini e la pista di bob - ha aggiunto Lo Russo -: queste strutture devono trovare una collocazione definitiva e nel 2023 necessiteranno di interventi. Per questo, se le Olimpiadi 2026 dovessero averne bisogno, le metteremo a disposizione, altrimenti andranno riconvertite, anche con un parziale smantellamento''. Insomma Torino ci spera. E a conti fatti più d'uno ci spera anche in Trentino.