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Traffico di stupefacenti e settore del porfido all'attenzione dell'Antimafia, Rosy Bindi: "In Trentino non ci sono insediamenti mafiosi ma il territorio non è esente"

In Trentino sono 15 i beni confiscati. La quasi totalità per il reato di usura. Tra le criticità sottolineate dalla presidente Bindi c'è la mancanza di personale amministrativo in Procura

Di Giuseppe Fin - 13 luglio 2017 - 19:18

TRENTO. Il traffico di stupefacenti e il rischio, sempre alto, che le organizzazioni criminali possano mettere le mani nel settore del porfido. Sono questi i due settori che la Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso il Commissariato del Governo in occasione della visita della commissione alla sedi distrettuali antimafia regionali.

 

“Questa - ha spiegato la presidente Bindi - è per la commissione parlamentare di fatto l'ultima missione che completa la visita di tutte le sedi distrettuali antimafia del nostro Paese.

Abbiamo iniziato da Reggio Calabria dove siamo tornati più volte e terminiamo a Trento”.

 

Oggi la commissione ha ascoltato i prefetti di Trento e Bolzano e i rispettivi Comitati per la sicurezza. Un momento informativo sulla situazione generale del nostro territorio che ha visto esiti positivi.

 

“Certamente – ha spiegato l'onorevole Bindi – le province di Trento e Bolzano non sono sedi di insediamenti mafiosi permanenti riferibili alle mafie tradizionali e nemmeno riferibili a organizzazioni mafiose straniere o autoctone. Tuttavia per i fatti successi in passato, anche questo territorio non è esente da attenzioni da parte delle organizzazioni criminali e mafiose del nostro Paese e non solo”.

 

Tra le criticità, come già, detto c'è la presenza di un traffico di stupefacenti considerevole. “Se il piccolo e il grande spaccio è da attribuire a mafie straniere, il fornitore, il monopolista di cocaina e hashish sappiamo che è riconducibile all'ndrangheta che è l'organizzazione mafiosa che detiene il monopolio non solo in Italia ma sicuramente in Europa”.

 

La presidente della Commissione parlamentare antimafia definisce “degna di attenzione” l'estrazione di porfido in Trentino visto le vicende passate che hanno visto il rischio concreto di infiltrazioni criminose nel settore. “Oggi – spiega - non possiamo che registrare da questo punto di vista la non sottovalutazione della situazione sia da parte della magistratura che delle forze di polizia”.

 

A differenza da quanto riportato oggi invece dal quotidiano l'Adige, non sembra esserci alcun allarme riguardante il riciclaggio di denaro.

 

“Abbiamo prestato attenzione soprattutto attraverso le indagini della Guardia di Finanza- ha precisato l'onorevole Bindi - al tema del riciclaggio e al di là dei titoli di qualche giornale che ho visto, non ci sono state segnalate criticità in questo settore, men che meno riconducibili alla criminalità organizzata”.

 

 

Il Trentino, comunque, pur non presentando oggi caratteristiche di insediamento mafioso è un territorio ricco, elemento questo che potrebbe richiamare l'attenzione della criminalità organizzata.

 

“Sappiamo bene che le mafie stanno bene nelle fragilità – ha spiegato Rosy Bindi – ma sappiamo che sanno starci anche nelle zone forti. Questi sono territori dove il reddito procapite è più alto del resto d'Italia, i dati della disoccupazione sono irrisori, e tutto questo può portare il Trentino ad essere oggetto di attenzione da parte di chi ha denaro da investire, soprattutto se ha lavoro da offrire. Quindi noi riteniamo che la forza di questa terra sia la presenza dello Stato e delle Istituzioni e delle tante attività di prevenzione che vengono portate avanti ma anche della capacità di resistere e di respingere da parte del tessuto economico, sociale e civile”.

 

Tra le problematiche richiamate dalla presidente Bindi, c'è anche quello riguardante la carenza di personale amministrativo alla Procura di Trento. “Questo perchè – ha spiegato – non si concretizza l'accordo tra lo Stato e la Provincia autonoma per la distribuzione delle risorse finanziarie e del personale destinate a questo tipo di copertura”.

 

A margine della conferenza stampa della Commissione parlamento Antimafia il prefetto Pasquale Gioffrè ha ricordato che in Trentino sono 15 i beni confiscati. "Di questi - ha spiegato - 14 sono stati confiscati a seguito del reato di usura mentre un caso, un appartamento a Riva del Garda,  riguarda un soggetto sottoposto al 416 bis che operava però in altre regioni".

 

 

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