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Nell'anno del coronavirus Felicetti ha registrato un +20% di fatturato: ''La tappa prioritaria è il nuovo stabilimento: un investimento per la val di Fiemme''
Dall’emergenza scattata il 31 gennaio dell'anno scorso è stato un susseguirsi di norme e decreti che hanno stravolto anche il mercato della pasta. Specialmente Inghilterra e Germania hanno chiesto forniture di gran lunga superiori allo standard. Riccardo Felicetti: "Un impegno senza mai tralasciare l'importanza della tutela della sostenibilità ambientale e della produzione con farine biologiche"

TRENTO. La pasta come companatico, presente sulle tavole in piena sintonia con il pane, ma soprattutto alimento simbolo del ‘quotidiano ai tempi del virus’. Pasta bramata che ha messo sotto pressione tutte le aziende produttrici e tra queste anche e specialmente la Felicetti di Predazzo, un marchio d’assoluta garanzia qualitativa, tra impegno etico e costante innovazione. Senza mai tralasciare i legami territoriali tra Fiemme e la Dolomiti.
Il 2021 sarà l’anno del nuovo stabilimento di Molina di Fiemme, già allestito e con linee produttive in via di perfezionamento, per essere pronti alla produzione già a fine maggio. "Sarà una tappa prioritaria per la nostra azienda, ma pure per il comparto produttivo della comunità di Fiemme e non solo – ribadisce Riccardo Felicetti, Ceo del pastificio di famiglia fondato nel 1908, nonché esponente di spicco tra i responsabili internazionali del settore pasta – perché potremo contribuire a migliorare abitudini alimentari modificate dalla pandemia, nel pieno rispetto dei valori di quanti lottano per trovare soluzioni e farci tornare alla convivialità condivisa".
L’anno appena alle spalle è stato molto impegnativo. Rivedendo l’impostazione della gestione del personale, per garantire sicurezza sanitaria a tutto lo staff e pure nella filiera successiva, condizionata da una pandemia che ancora preoccupa il mondo.
Dall’emergenza scattata il 31 gennaio dell'anno scorso è stato un susseguirsi di norme e decreti che hanno stravolto anche il mercato della pasta. Specialmente Inghilterra e Germania hanno chiesto forniture di gran lunga superiori allo standard. Impegnando anche Felicetti a produrre quasi a ciclo continuo, tre turni, ogni giorno, tra attenzioni sanitarie, difficoltà nella movimentazione delle merci – compreso reperire le partite migliori del grano – senza tralasciare il rinnovo delle confezioni, l’involucro che custodisce il pregio dei vari formati di pasta "sfornati" a Predazzo.
Il blocco imposto a ristoranti e mense collettive ha in compenso favorito i "fornelli domestici", con le famiglie "costrette" a cimentarsi con nuove ricette e porre la pasta al centro della tavola, praticamente tutti i giorni. Le statistiche lo confermano, sia nei consumi come nei bilanci delle aziende produttrici.
Felicetti ha registrato un +20% e un export che sfiora il 70%. Ben 22 mila le tonnellate annue di pasta prodotte in quel di Fiemme, un quantitativo che potrà quasi raddoppiare con l’entrata in funzione della struttura di Molina.
"A Predazzo rimarranno comunque le linee per i formati più sfiziosi, quelli da grani come il Matt, Kamut o Cappelli – spiega Riccardo Felicetti – che affiancheranno le produzioni mirate ad altri mercati previste nello stabilimento di Molina. Senza mai tralasciare l’impegno nella tutela della sostenibilità ambientale e nella produzione con farine biologiche".
Ecco allora che anche nel packing è stata eliminata la plastica o involucri difficilmente riciclabili. Pure le scritte sule confezioni in cellulosa sono state impresse con inchiostri speciali a base d’acqua. Nel 2020 che non ha registrato solo incremento nella produzione, ma ulteriormente dimostrato l’affidabilità della Felicetti nei riscontri della critica gastronomica. Lo ha ben sottolineato pure lo speciale di Report, su Rai Tre, mentre tutta una serie di cuochi molto importanti – da Carlo Cracco a Norbert Niederkofler, solo per citarne due – usano la pasta di Predazzo per spiegare come anche a casa, tutti noi, possiamo ottenere piatti sfiziosi a base di spaghetti, rigatoni o altri formati.
A proposito: penne lisce o rigate? Le seconde vanno per la maggiore, anche se le lisce – proprio dopo una seconda puntata di Report sui consumi alimentari – sono andate letteralmente a ruba.