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Caro bollette, Coldiretti: “Agricoltori costretti a lavorare in perdita, il 30% ha dovuto ridurre la produzione”
A parlare è il presidente della Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi: tra l'aumento del costo del gasolio necessario per le attività dei trattore alle difficoltà di approvvigionamento di concimi e mangimi l'emergenza è arrivata “proprio alla vigilia delle semine primaverili”

TRENTO. Dalla pasta al burro fino alla verdura fresca gli aumenti dei prezzi alimentari per i consumatori determinati dal caro bollette e dal boom del costo delle materie prime si stanno facendo già sentire mentre la situazione continua ad essere estremamente seria per i produttori, che in alcuni casi stanno lavorando in perdita. A dirlo è Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige, che sottolinea: “Gli agricoltori e gli allevatori sono costretti a lavorare in perdita con i costi superiori ai ricavi a causa dei rincari insostenibili dei prezzi per il gasolio necessario per le attività dei trattori che comprendono l'estirpatura, la rullatura, la semina, la concimazione e l'irrigazione che insieme agli alti costi e alle difficoltà di approvvigionamento di concimi e mangimi spingono quasi un imprenditore su tre (30%) a ridurre la produzione”.
Le parole di Barbacovi arrivano in riferimento all'ipotesi di un “decreto taglia prezzi”, dice Coldiretti: “Allo studio del governo per contenere i rincari con il petrolio in frenata, sulla base dei dati Istat a febbraio”. In definitiva i rincari energetici di bollette, benzina e gasolio, continua Barbacovi: “Si scaricano sui prezzi del carrello della spesa con aumenti tendenziali che vanno dal 9% per la farina al 12% per la pasta, al 6% per il pesce all’11% per il burro, dal 7% per la frutta al 17% per la verdura fino al 20% per gli oli di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni".
In un Paese come l'Italia, dice Coldiretti: “Dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese”.
In particolare l'agricoltura, per il balzo dei costi energetici, deve pagare una bolletta aggiuntiva di 8 miliardi di euro su base annua rispetto all'anno precedente, un aumento che secondo l'Associazione “mette a rischio coltivazioni, allevamenti e industria di trasformazione nazionale” ma anche “gli approvvigionamenti alimentari di 5-6 milioni di italiani che si trovano in una situazione di indigenza economica”. Insomma il caro energia ferma i trattori nelle campagne, dice Coldiretti: “Spegne le serre di fiori e ortaggi e blocca i pescherecci italiani nei porti, aumentando la dipendenza dall'estero per l'importazione di prodotti alimentari. Un'emergenza proprio alla vigilia delle semine primaverili necessarie all'Italia per garantire la produzione di mais, girasole e soia per l'alimentazione degli animali mentre in autunno le lavorazioni serviranno per il grano duro per la pasta e quello tenero per la panificazione, in una situazione in cui sugli scaffali arrivano i primi razionamenti per le difficoltà all'importazione derivate dalla guerra in Ucraina”.
In definitiva, precisa il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini: “Bisogna intervenire per contenere il caro gasolio e ridurre la dipendenza dall'estero per l'importazione di prodotti alimentari. L'Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino ad oggi occupato dalle importazioni che, come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi anni, sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese”.