
''Entro il 2050 il bisogno di energia sarà raddoppiato. [...]

Assegno per i figli, a Bolzano si punta ad aumentare i [...]

Dalla ''scomparsa'' di uve simbolo del territorio [...]

La ripartenza del Garda: ''Buon avvio dell'estate ma [...]

Economia stabile ma diminuisce l'ottimismo e per un [...]

Crisi climatica, per la Banca d’Italia “l’aumento [...]

Manifestazione dei sindacati contro AmAmbiente, la [...]

Carovita, i sindacati: "Inflazione record in Trentino e [...]

Un'acqua di altissima qualità riscoperta tra le rocce [...]

Allarme mancanza lavoratori, la vera risposta è nella [...]
Pnrr, le piccole e medie imprese trentine rischiano di rimanere a secco. Confesercenti: ''Tempi stretti e costi per formare personale, il 93% delle attività sarà tagliato fuori''
Il tessuto economico trentino è formato da microimprese: ben 9 aziende su 10 hanno meno di 10 addetti (93%), l’80% ne ha meno di tre. “Le Pmi - spiega Peternala - non possono cogliere le tante opportunità offerte dal Piano per accedere ai bandi perché servono professionisti, project manager che le piccole imprese non hanno e che la Provincia non ha da mettere a disposizione"

TRENTO. Tempi stretti per la scadenza dei bandi ma anche tanta burocrazia e servono professionisti, project manager e quindi soldi per pagarli e formare il personale. Tutto questo rischia oggi di far perdere alle tantissime piccole e medie imprese trentine le occasioni che arriveranno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza lanciato nel 2021 per far rialzare l'economia del nostro Paese. L'allarme arriva da Massimiliano Peterlana, vicepresidente di Confesercenti del Trentino.
LE PMI IN TRENTINO
La fotografia sulle piccole medie imprese presenti nella nostra provincia è stata scattata scattata dall’Ispat, l’Istituto di statistica della Provincia, che conferma quanto già rilevato dall’Istat. Il tessuto economico trentino è formato da microimprese: ben 9 aziende su 10 hanno meno di 10 addetti (93%), l’80% ne ha meno di tre.
Nelle micro imprese lavora quasi il 46% della manodopera della zona in cui risiedono. I settori di riferimento sono quelli dei servizi alle altre imprese (29,1%), del commercio all’ingrosso, al dettaglio e nelle riparazioni (20,9%), il manifatturiero è relegato a un 8,4%.
LE IMPRESE RISCHIANO DI RIMANERE A SECCO
La maggior parte delle Pmi sono a conduzione pressoché familiare e il rapporto con i clienti non vincolato da contratti o altri obblighi. “Su questo tipo di realtà – si chiede Peterlana – come sarà applicato il Pnrr, grande opportunità quasi del tutto concentrata sugli ambiti macro. Il rischio è che le microimprese non ne beneficeranno. Ovvero non ne beneficerà il 93% del tessuto economico locale”.
Il piano, almeno sulla carta, comprende anche le piccole e medie realtà economiche ma poi occorre capire come fare per riuscire a metterlo in pratica. “Le Pmi - spiega Peterlana - non possono cogliere le tante opportunità offerte dal Piano per accedere ai bandi perché servono professionisti, project manager che le piccole imprese non hanno e che la Provincia non ha da mettere a disposizione. I tempi ristretti di scadenza dei bandi non permettono agli imprenditori di formare personale ad hoc e non ci sono nemmeno le risorse. I costi che dovrebbero sostenere le aziende non rientrano nei fondi messi a disposizione dal Pnrr”.
Quindi che fare?
“Come Confesercenti - conclude Peterlana - proponiamo un coinvolgimento della Camera di Commercio per la formazione anche all’interno delle associazioni datoriali di professionisti che possano supportare le micro imprese, o che sia da subito, la stessa Camera di Commercio a seguire i bandi per le PMI”.